Campioni a Firenze

Bobby Charlton

Di Ruben Lopes Pegna

 

Quasi tutte le stelle del calcio mondiale hanno giocato allo stadio di Firenze, l’attuale Artemio Franchi, prima denominato Comunale e prima ancora Giovanni Berta. Alcuni di questi campioni hanno vestito la maglia della Fiorentina, altri sono stati avversari della Fiorentina nel campionato italiano o nella Coppa Italia, oppure in gare ufficiali o amichevoli a livello internazionale. Altri ancora ancora sono stati a Firenze con le rispettive nazionali in partite contro quella italiana. Alcuni, poi, si sono esibiti allo stadio di Firenze durante i campionati del mondo del 1934 e del 1990 e durante i campionati europei del 1968, organizzati dall’Italia (nessuna gara degli Europei del 1980 in Italia fu, invece, giocata all’allora Comunale).
Ho avuto la fortuna di vedere dal vivo diversi di questi campioni del calcio mondiale, tra i quali Robert Charlton, per tutti Bobby Charlton, nato ad Ashington in Inghilterra l’11 marzo 1937 e purtroppo adesso afflitto da demenza senile.

Figurina Bobby CHARLTON (Archivio Museo Fiorentina)

Bobby Charlton vince con il Manchester United tre campionati nazionali (1956/57, 1964/65 e 1966/67), una Coppa dei Campioni nel 1967/68 da capitano (nella finale a Londra con il Benfica, vinta 4-1 ai tempi supplementari, realizza una doppietta), una Coppa d’Inghilterra nel 1962/63 e quattro Charity Shield (l’equivalente della Supercoppa italiana), nel 1956, nel 1957, nel 1965 e nel 1967. Si laurea campione del mondo nel 1966, quando l’Inghilterra nella finale di Wembley batte la Germania 4-2 ai tempi supplementari. In quell’anno si aggiudica il Pallone d’oro.

Con il Manchester United dal 1956/57 al 1972/73 realizza 249 reti, pur non essendo un attaccante puro. Lasciato il Manchester United, dopo un anno sabbatico, gioca nel Preston North End in Inghilterra e poi nel Waterford United in Irlanda. Chiude la carriera in Australia nel luglio 1979 militando nel Melbourne, nel Bangor City, nel Newcastle Kb United e nel Blacktown City. Segna complessivamente altri 18 gol. Bobby Charlton è il classico trequartista – una sorta di falso nueve dei tempi nostri – che gioca con entrambi i piedi ma è abile anche nel gioco aereo. E’ anche una sorta di miracolato. Il 6 febbraio 1958, al ritorno da Belgrado, dove il Manchester United, pareggiando 3-3 nella gara di ritorno dei quarti di finale di Coppa dei Campioni con la Stella Rossa, dopo il successo per 2-1 all’andata in Inghilterra, si qualifica per le semifinali (sarà eliminato dal Milan) all’aeroporto di Monaco di Baviera avviene un grave incidente aereo. Muoiono ventitré persone tra le quali otto giocatori del Manchester United. A loro Bobby Charlton dedicherà dieci anni dopo la vittoria in Coppa dei Campioni. In quella squadra è l’unico superstite, insieme all’allenatore Matt Busby, dei reduci della sciagura di Monaco. 
Bobby Charlton gioca due volte allo stadio Comunale di Firenze. Mercoledì 12 ottobre 1966 disputa la partita amichevole tra la Fiorentina e il Manchester United. Mercoledì 5 giugno 1968, invece, disputa la semifinale del campionato europeo tra l’Inghilterra e la Jugoslavia. Vedo dal vivo Bobby Charlton solo in questa partita.
Dell’amichevole tra i viola e i red devils leggo, invece, avidamente la cronaca della sfida il giorno successivo su “La Gazzetta dello Sport” e “Il Corriere dello Sport”, che non si è ancora fuso con “Stadio” (la cosa avviene nel 1976).

Corriere dello Sport 12-10-1966 (Archivio Museo Fiorentina)

La partita si disputa nell’ambito delle iniziative della “Settimana Britannica” che si svolge a Firenze dall’8 al 16 ottobre 1966, pochi giorni prima della terribile alluvione del 4 novembre. Ricordo ancora, come se fosse ieri, molte vetrine dei negozi del centro di Firenze addobbate con bandierine dell’Inghilterra e con vari poster raffiguranti Londra con i suoi monumenti ma anche con le cabine telefoniche rosse, i taxi neri e gli uomini in bombetta. L’Inghilterra va di moda allora in Italia con i Beatles naturalmente, ma anche con la squadra di calcio campione del mondo. Io bambino di dodici anni, durante l’estate, avevo visto in un’arena di Forte dei Marmi il film “Fumo di Londra” con Alberto Sordi e, come tanti miei coetanei, sognavo ad occhi aperti un viaggio nella City.

La sfida tra la Fiorentina e il Manchester United in programma in notturna è uno degli eventi principali della “Settimana Britannica”. La squadra viola arriva al match reduce da una brillante vittoria per 6-2 ottenuta tre giorni prima a Venezia  grazie alle doppiette di Merlo e Hamrin e ai gol di Brugnera e Bertini che è servita in parte ad addolcire la pillola per l’eliminazione avvenuta (il 5 ottobre) ai sedicesimi di finale di Coppa delle Fiere, l’attuale Europa League, ad opera degli ungheresi del Vasas Gyoer. Allo stadio Comunale, in una serata tipicamente autunnale nella quale piove per tutto il primo tempo, sono presenti circa quindicimila spettatori.

La Gazzetta dello Sport 13-10-1966 (Archivio Museo Fiorentina)

Per questa sfida con il Manchester United l’allenatore viola Beppe Chiappella manda in campo la seguente formazione: Albertosi; Rogora, Diomedi; Bertini, Ferrante, Brizi; Hamrin, Merlo, Brugnera, De Sisti, Chiarugi. Nella squadra inglese, guidata da Busby, giocano tra gli altri i campioni del mondo Bobby Charlton e Nobby Stiles oltre all’astro nascente, l’ala nordirlandese (è nato a Belfast il 22 maggio 1946) George Best. Best, appena ventenne, è un’ala dotata di un gran tiro e capace di dribbling funambolici. Svaria su tutto il fronte offensivo, creando non pochi problemi ai difensori che devono controllarlo. Gioca nel Manchester United dall’inizio della carriera fino al giugno del 1974. Vince due campionati, nel 1964/65 e nel 1966/67, una Coppa d’Inghilterra nel 1962/63, due Charity Shield nel 1965 e nel 1967 e una Coppa dei Campioni nel 1967/68 (segna un gol in finale). Nel 1968 si aggiudica anche il Pallone d’oro. Con il Manchester United realizza 128 reti. 9 li segna con la nazionale dell’Irlanda del Nord. Quando lascia il Manchester United, a ventotto anni, termina la sua carriera ad alto livello. Gioca quindi con Stochport County, Cork Celtic, Los Angeles Aztecs, Fulham, Fl Strikers, Hibernian, San Jose Clash, Bournemouth, Brisbane Lyons e Tobermore dove chiude la carriera a giugno del 1985, dopo aver realizzato altre 69 reti. Quando gioca a Firenze Best è già un campione. Non è facile controllarlo. Ma Diomedi nel primo tempo e Vitali nel secondo fanno del loro meglio. Nella squadra viola, dopo un quarto d’ora, si infortuna Bertini e al suo posto entra Esposito. La partita regala emozioni sin dall’inizio e il portiere viola Albertosi compie delle belle parate su conclusioni di Bobby Charlton e Best. Quest’ultimo, con la maglia numero sette, regala anche  giocate da funambolo. E i palloni glieli fornisce soprattutto Bobby Charlton, che gioca a ridosso delle punte.

La Fiorentina, invece, in attacco è poco precisa e poco lucida. Comunque i primi quarantacinque minuti si concludono 0-0. Nella ripresa Chiappella manda in campo Boranga, Giampiero Vitali e Manservisi rispettivamente al posto di Albertosi, Rogora e Brugnera. Il tecnico viola pensa anche alla sfida di campionato con il Mantova in programma al Comunale di Firenze quattro giorni dopo, il 16 ottobre (finisce 0-0 ed è l’ultima gara disputata a Firenze prima dell’alluvione). Busby, invece, non opera alcuna sostituzione. La partita si accende e il Manchester United all’8′ passa in vantaggio con un gol di Bobby Charlton su assist di Aston.

La Fiorentina non demorde e al 16′ pareggia grazie a una rete su una punizione del terzino Vitali, concessa per un fallo su Chiarugi. Best, però, realizza alla mezzora la rete del definitivo 2-1, riprendendo una respinta del portiere Boranga su conclusione di Sadler. La Fiorentina si porta in avanti e De Sisti, all’ultimo minuto, si mangia il gol del 2-2 da buona posizione. Peccato. Per i viola il pareggio sarebbe stato un risultato di grande prestigio, contro la squadra che in quella stagione si sarebbe laureata campione d’Inghilterra e in quella successiva campione d’Europa.

La Gazzetta dello Sport 13-10-1966 (Archivio Museo Fiorentina)

I migliori in campo risultano per la Fiorentina De Sisti, che tra l’altro controlla anche Bobby Charlton, Chiarugi, Brizi, Esposito e Merlo e per il Manchester United Best, Bobby Charlton e Crerand. Matt Busby, a fine gara, ha parole di elogio per la Fiorentina e per i suoi giovani. In particolare il tecnico inglese rimane impressionato da Chiarugi. E’ facile profeta Busby. La squadra viola, trascinata anche dalle reti di Chiarugi, poco meno di due anni e mezzo più tardi conquista lo scudetto.
Il Manchester United gioca un’altra partita a Firenze. Il 23 novembre 1999, nella prima giornata della seconda fase a gironi di Champions League, la squadra inglese campione d’Europa in carica e che dopo poche settimane si laurea anche campione del mondo, viene battuta dalla Fiorentina per 2-0. Per i viola segnano Gabriel Omar Batistuta nel primo tempo e Abel Balbo nella ripresa.
Vedo, invece, dal vivo la partita tra Inghilterra e Jugoslavia che si disputa mercoledì 5 giugno alle ore 21.15, rinunciando tra l’altro a guardare in televisione la parte finale dell’altra semifinale, quella tra Italia e Unione Sovietica (iniziata alle 18), perché sono in cammino verso lo stadio. Sono già in Maratona da qualche minuto, circondato da tantissimi tifosi della Jugoslavia, quando con urlo liberatorio accolgo dalla radiolina la notizia che l’Italia di Ferruccio Valcareggi, ex allenatore della Fiorentina, ha vinto allo stadio San Paolo di Napoli la partita con l’Unione Sovietica (grazie alla monetina tirata negli spogliatoi alla presenza dei due capitani; quello azzurro è Facchetti) dopo che anche i tempi supplementari sono finiti 0-0, e che quindi è in finale.

Figurina Bobby CHARLTON (Archivio Museo Fiorentina)

Sono emozionato all’idea di vedere i campioni del mondo, grandi favoriti del match, e soprattutto Bobby Charlton, il giocatore più forte della nazionale inglese, il cui capitano è il libero del West Ham (la squadra contro la quale la Fiorentina nel 1975 conquista la Coppa di Lega italo-inglese) Bobby Moore (protagonista insieme a Pelè nel 1981 di un celebre film, “Fuga per la vittoria”). In quella squadra c’è un solo giocatore del Manchester United.

E’ Bobby Charlton (schierato con la maglia numero nove) che ha appena conquistato la Coppa dei Campioni. Alla partita sono presenti circa trentacinquemila persone.
Io tifo per l’Inghilterra, anche se da un lato penso che la Jugoslavia sia più abbordabile per l’Italia in finale. Comunque rimango male per l’atteggiamento dei tifosi, anche quelli neutrali che sono la maggioranza. Lo capisco sin dall’inizio da che parte sta la gente. Un passaggio sbagliato di Charlton, al 2′, è, infatti, accolto dai fischi del pubblico. Bobby Charlton, intanto, gioca alle spalle delle due punte Peters e Ball. La Jugoslavia poco dopo si ritrova in dieci in quanto nei primi minuti si infortuna gravemente la mezzala Osim e all’epoca non sono ammesse sostituzioni.

Il giocatore si sposta all’ala come è consuetudine in quei tempi. A metà tempo il terzino inglese Newton colpisce la traversa. Ma quella è un’azione sporadica. La gara monotona e dura si accende alla mezzora grazie a un gran tiro di Bobby Charlton dopo un’azione straordinaria cui fa seguito un’altra conclusione di Ball. Nella ripresa all’inizio la Jugoslavia che anche se non è troppo pericolosa gioca meglio va vicino al vantaggio con un tiro di Musemic. Le emozioni scarseggiano. Bobby Charlton, marcato a uomo, tocca pochi palloni. La Jugoslavia si dimostra squadra tecnica, l’Inghilterra, invece, la butta sulla forza fisica dei suoi giocatori. Poco dopo la mezzora Bobby Charlton torna protagonista. Lanciato da Ball, si ritrova a tu per con il portiere Pantelic ma conclude con un gran tiro che finisce fuori di un soffio. Al 41′, in contropiede, su assist di Musemic, l’ala sinistra jugoslava Dzajic batte il portiere inglese campione del mondo Banks, segnando nella porta sotto la curva Ferrovia. Poco dopo viene espulso il mediano dei bianchi Mullery per un calcio allo jugoslavo Pavlovic. La partita finisce in pratica qui con la Jugoslavia che va in finale.

Esco dallo stadio un pò deluso per la sconfitta dell’Inghilterra, che non ha saputo approfittare della superiorità numerica virtuale per quasi tutta la gara. Ha brillato, ad ogni modo, la stella di Bobby Charlton, il migliore dei suoi. Ma non è bastato. Bobby Charlton comunque segnerà una rete nella finale per il terzo posto vinta dall’Inghilterra sull’Unione Sovietica per 2-0. Nei commenti del giorno dopo, purtroppo, c’è poco spazio per il calcio. A Los Angeles Bob Kennedy, il senatore democratico fratello del presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald assassinato a Dallas nel 1963 e a sua volta candidato alla presidenza, viene ucciso dopo la vittoria elettorale alle primarie della California.

Figurina Bobby CHARLTON (Archivio Museo Fiorentina)

Il calcio, almeno in Italia, torna comunque sulle prime pagine dei giornali dopo il successo dell’Italia sulla Jugoslavia per 2-0 il 10 giugno nella finale bis del campionato europeo giocata allo stadio Olimpico di Roma. La prima gara è finita 1-1 dopo i tempi supplementari e il regolamento prevede che la partita venga disputata due giorni dopo. Con i gol di Anastasi e Riva e con la mezzala della Fiorentina Giancarlo De Sisti in campo l’Italia si aggiudica l’unico campionato europeo della sua storia. L’Italia, invece, rimarrà indigesta alla Jugoslavia anche ventidue anni dopo, durante i mondiali del 1990. Proprio a Firenze viene eliminata ai quarti di finale ai rigori, dopo che i tempi regolamentari e i supplementari si sono conclusi 0-0, dall’Argentina di Maradona che tra l’altro sbaglia il tiro dal dischetto.

Maradona muore nel 2020 il 25 novembre, nello stesso giorno in cui quindici anni prima se ne era andato George Best.

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