“CREATIVITA’ VIOLA”

Andrea Tirinnanzi

Di Enrico Zoi

Andrea Tirinnanzi rappresenta un’altra delle molteplici manifestazioni possibili del rapporto tra creatività e Fiorentina. In questo caso, non si tratta di un calciatore, ma certo di un autentico cuore viola, che ha ideato… ma procediamo per gradi.

Avete presente cosa significhi, a Firenze, passare con la macchina da via della Fonderia, nel cuore del Pignone (quello vero, quello antico), e, quando già siete in pensiero per il traffico che probabilmente vi aspetta al varco della rotonda di piazza Taddeo Gaddi e Ponte alla Vittoria, vi trovate davanti la sagoma di Leonardo Pieraccioni che, ancora nei panni di Levante del ‘Ciclone’, vi guarda dritto negli occhi ammiccando con la sua simpatia? Pieraccioni, Levante, proprio lui! Ma che ci fa a quest’ora del mattino, tutto sorridente, in piedi su un marciapiede?

La risposta è nelle mani e nella fantasia, come si diceva, di Andrea Tirinnanzi, fiorentino, classe 1948, il quale, nel suo profilo Facebook, si definisce “gallerista, corniciaio, un po’ artista, presso Firenze Art Gallery”, con sede naturalmente in piazza Gaddi. Se le porte del web si aprono su Firenzeart.it (www.firenzeart.it), quelle dell’Oltrarno si annunciano proprio con la sua bottega/galleria.

Andrea Tirinnanzi al lavoro.

 

Ed è una risposta molto simpatica e di grande effetto mediatico. Sì, perché questo brillantissimo signore, in un non precisato giorno di qualche annetto fa, ha l’illuminazione: creare digisculture di personaggi famosi, fiorentini e non, trasformando le loro immagini in gigantografie a grandezza naturale incollate su supporti di legno. L’effetto è straordinario: non solo Pieraccioni, ma anche gli Amici Miei, e poi papa Francesco, Franco Zeffirelli, i Beatles, Leonardo da Vinci, fino – e qui vi vogliamo! – a Giancarlo Antognoni, Franck Ribery e Rocco Commisso.

Alcune creazioni di Andrea Tirinnanzi.

 

Già, la Fiorentina! Tirinnanzi, oltre che essere impegnato sul fronte dell’arte e delle esposizioni in giro per la Toscana e oltre, è un grande tifoso della squadra viola.

“I miei inizi da supporter della Fiorentina – racconta – vanno fatti risalire a quando diventai socio del Viola Club Vieussieux, di cui sono stato in passato un assiduo attivista. È lì che è nata una passione che – sorride compiaciuto – ho tramandato a mio figlio e ai miei nipoti, il che non è poco!”.

Il suo tifo, del resto, non è mai, se così si può dire, un tifo ‘passivo’. Tirinnanzi è un personaggio, un creativo, non gli basta cantare o incitare, deve intervenire mettendoci del suo.

Così, da vivace fan di Giancarlo Antognoni, segue da vicinissimo i Mondiali del 1982, però non da semplice spettatore: “Creai un’automobile a tema per quei campionati, della quale parlò anche il Tg1, una cosa abbastanza insolita, un’operazione pensata e realizzata in due giorni e due notti dal sottoscritto, dai miei dipendenti e da mio figlio: era proprio piccino e io mi rivedevo in lui. Ovviamente la macchina era dedicata ad Antonio: erano i Mondiali, ma il nostro tifo era per lui, nonostante gli infortuni”. Finché, nel 2011, Tirinnanzi non realizza una digiscultura per l’Unico 10, “un’opera – confessa – che tuttora espongo spesso e volentieri”.

Enrico Zoi , la creazione dedicata a Giancarlo Antognoni e Marcello Lazzerini.

 

L’idea della macchina per i Mondiali ha un precedente importante: “Sono del 1948, quindi per il primo scudetto, quello targato 1955/56, ero piccolino, ma l’ho seguito. Anzi, l’insorgere della mia passione viola viene proprio da quegli anni, quando aiutai i miei cugini nella realizzazione – in mezzo di strada! – della macchina Balilla per il primo scudetto. Fu la scintilla, l’occasione, l’avvio della gestazione: il mio tifo nacque e si rivelò intorno al 1957-58. Verso i dieci anni di età diventai un tifoso vero, di quelli sempre in prima fila contro la Juve, se no non sarei un fiorentino!”.

La creazione dedicata a Frank Ribery.

 

Ci sono tanti modi di essere tifosi e si può unire la grande passione alla sobrietà. “Sono un tifoso positivo – spiega Tirinnanzi -. Spero sempre di rivedere un altro scudetto. A volte mi arrabbio per lo sbaglio di un portiere, a volte perché non si capiscono fra giocatori. Però non sono un tifoso di quelli agguerriti in modo sbagliato, di quelli che offendono. Sono un tifoso vero perché la squadra la sento dentro di me, senza inveire, come purtroppo vedo fare a tanti. La storia che più mi ha colpito e tormentato è stata naturalmente quella di Davide Astori. Seguo con regolarità le partite in televisione e, se non posso guardarle, c’è la radio! Insomma, cerco sempre di essere aggiornato. Comunque, in casa mia pure la gatta è fiorentina! Anche Penelope ha la sua sciarpa viola! Mio nipote ha la maglia viola addosso e non se la leva più! Ha cinque anni e gioca a calcio sempre con quella divisa. Pensa poi che, diversi anni fa, lavoravo in una carrozzeria di viale Europa, che aveva tutti clienti della Fiorentina: ho riverniciato la macchina a Oriali, ad Alessandrelli, a Galli, a Massaro, il quale mandò una dedica a mio figlio in occasione di una sua partita. Eravamo diventati amici. Era viola anche la carrozzeria! In famiglia – prosegue -, chi ha spinto sull’acceleratore della tifoseria più agguerrita, che non condividevo tanto, per me e soprattutto per mio figlio, è stato mio suocero Piero, detto Pierino. Una volta andammo a vedere l’Inter, io, lui e, appunto, il mio bambino, che all’epoca aveva 7 o 8 anni. Mi ritrovai in curva con loro due che urlavano e strillavano, moccoli, roba da chiodi! Non conoscevo mio suocero fino a quel punto e mio figlio era uguale a lui! Pur sorpreso e divertito, io rimasi un po’ in disparte: facevo il tifo, avevo il cappello, la sciarpa, tutto, ma non ero come loro!”.

Le creazioni dedicate a Rocco Commisso e Narciso Parigi.

 

È un sognatore Tirinnanzi, un estroso, una di quelle belle persone che sentono il bisogno di comunicare i vari volti del proprio io attraverso le idee, le proposte, le manifestazioni artistiche e collettive: un policromo grido che garantisce amore per i colori viola e cultura.

In questa bella scia prende forma e vita la mostra del 2006. “Erano gli anni della Fiorentina di Cesare Prandelli e, nella mia galleria Firenze Art, allestii un’esposizione dedicata ai campioni del primo scudetto viola, sulla quale esiste anche un libro curato da Gabriella Gentilini, ‘La Fiorentina del primo scudetto. 1955-1956 memorie viola tra cronaca e arte’. Vennero tutti i giocatori rimasti da quella prima formazione: Magnini, Sarti, tanti tanti, e poi Marcello Giannini, Prandelli (che ama l’arte), i giocatori viola in rosa quell’anno. Ci fu una così alta partecipazione che, invece che durare un mese come previsto, la mostra ne durò due. Fu veramente un successo. Ne porto un bellissimo ricordo”.

Disegni dedicati alla Fiorentina 1955-56.

 

Passato, presente e futuro si intrecciano nella narrazione che Tirinnanzi ci regala della sua passione viola, tifo tranquillo sì, ma non senza le impennate tipiche della vis polemica dei fiorentini doc: “Dopo quella di Antognoni – racconta il ‘quasi artista’ di piazza Gaddi – si sono aggiunte altre digisculture, come quelle di Franck Ribery e Rocco Commisso. Quest’ultima, realizzata all’arrivo del nuovo presidente, ebbe un successo inaspettato, tant’è vero che anche il Corriere dello Sport gli dedicò una pagina. Per i Della Valle niente digiscultura, me ne guardo bene! A me piaceva Cecchi Gori: in lui vedevo l’uomo che metteva il cuore nella squadra. Nonostante le vicissitudini che ha avuto, l’animo era per la Fiorentina. Il mio campione preferito? Il mio campione è Antognoni, certo anche Gabriel Batistuta. Ce ne sono stati diversi, ma Antognoni resta il primo, perché è rimasto a Firenze per sempre e senza indugi, mentre altri, per i soldi, hanno cambiato bandiera. Anche lui è andato per un periodo all’estero, vabbè, ma proforma. È sempre rimasto fedele alla bandiera viola, nonostante non sia fiorentino”.

Le creazioni dedicate a Rocco Commisso e Giancarlo Antognoni.

 

Fiorentina e Firenze. Ce lo siamo detti molte volte, anche perché corrisponde a verità: in Italia, siamo forse la realtà in cui la storia della squadra di calcio è più direttamente legata a quella della città… “Penso che la Fiorentina sia molto importante per Firenze – commenta Tirinnanzi -. A tutti i livelli. A cominciare dal mio, quello artigianale e commerciale. Se la squadra va bene, nascono tante idee e iniziative, che portano lavoro. Anche per questo è importante avere una squadra che prima o poi possa regalarci un terzo scudetto. Abbiamo vissuto tanti momenti brutti e ce lo meritiamo. Fui tremendamente colpito dal fallimento di Cecchi Gori, una fine che non mi aspettavo, alla quale reagii con energia, vivendo la rinascita dalla C2 e andando a tutte le partite nei paesotti tipo Montevarchi. Si partiva la mattina e via. Inoltre, seguivo pure il calcio dilettante: mio figlio giocava nel Ponte a Greve e portavo tutti a vedere la partita, anche se giocavano di lunedì. Non c’ero però allo spareggio con il Perugia con il quale tornammo in serie A, ma c’era mio figlio! Il fallimento fu un evento che non saprei nemmeno spiegare, perché non riuscivo a credere che fosse vero, poi purtroppo ci si abitua a ogni cosa. Seguii l’andamento della rinascita attraverso Giani e Domenici, ne parlavamo e speravo sempre che arrivasse qualcuno. Ecco, in questo caso, qualche volta bisognerà ringraziare i Della Valle perché noi senza di loro… come del resto loro senza di noi non erano niente!”

Rocco Commisso e Andrea Tirinnanzi.

 

Chiudiamo la nostra simpatica conversazione con i ricordi più belli, quelli che fanno brillare gli occhi anche a distanza di tanti anni… “Quando Roberto Baggio, già juventino, raccolse la sciarpa viola, oppure i 40.000 allo stadio per festeggiare la Coppa Italia: io c’ero e quello sì che è un bel ricordo! Ancora: i ritratti di tutti i giocatori della Fiorentina del primo scudetto dipinti da Seba, pittore del Corriere dello Sport dell’epoca…”.

Ma la tua Fiorentina, la formazione ideale, il sogno che racchiude tutti i tuoi campioni, qual è? “Sarti, Magnini, Cervato, Dunga, Vierchowod, Passarella, Julinho, De Sisti, Batistuta, Antognoni, Baggio”.

È creativo Andrea Tirinnanzi anche nella sua coinvolgente dimensione onirica a occhi aperti. E noi rispondiamo: non ci svegliate!

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