IL POSTER DI GIANCARLO

di: Massimo Cecchi

Giancarlo Antognoni è sovrano nell’immaginario di un bimbo che cresce in un’epoca nella quale ogni squadra di football aveva il suo campione che non tradiva. Gianni Rivera nel Milan, Sandro Mazzola nell’Inter, Gigi Riva per il Cagliari, Giorgio Ferrini nel Torino, Giuseppe Bruscolotti a Napoli, Giacomo Bulgarelli nel Bologna. Nascondendosi dietro il paravento del professionismo e presi spesso per mano da avidi figuri senza arte né parte e che sfruttano il talento altrui, oggi i calciatori passano disinvoltamente da Milano a Torino, da Napoli a Genova, da Roma a Bologna e, massimo spregio, da Firenze alla Torino delle anelate Coppe dei Campioni dove l’unica cosa importante è vincere. Costi quel che costi.

 

Come se tutto il movimento di passione e di amore di centinaia di migliaia di tifosi che si riconoscono in una città e in un colore e che ha storicamente diviso anche i singoli nostri quartieri facendo da carburante anche alla cultura del nostro paese, non contasse nulla e il cambio maglia fosse paragonabile al cambio di etichetta discografica di un cantante.

No, non è così. Non è soltanto così. Non è semplicemente così.

Chi non capisce che c’è altro di ben più importante che essere costantemente eliminati ai quarti di finale della Coppona ma non contare nulla – se non per quelle poche stagioni – nel club dove “…ho trovato una professionalità che gli altri se la sognano…” oppure “…adesso sì che mi alleno seriamente…” e che quando poi
il tempo passa nessuno si ricorderà più di lui, beh allora chi non capisce questo è giusto vada altrove.

Sarebbe come se Keith Richards nel 1969 fosse passato ai Beatles perché vendevano più dischi. Ma che testa hai?

 

Io, come tanti tifosi della Fiorentina, sono cresciuto con il poster di Giancarlo attaccato al muro della cameretta. La maglia spesso cambiava logo oppure sponsor ma il colore era sempre il medesimo. Non ho mai staccato quel poster dal muro. Non ho mai sofferto nel vederlo vestito sportivamente di un colore differente. Giancarlo ha sempre rappresentato il riscatto e l’orgoglio: anche quando era in nazionale vestiva il viola.

 

 

Giancarlo è l’innamorata della quale non ti penti di esserti tatuato il suo nome; è la tua prima automobile che hai utilizzato per il matrimonio, che dopo trent’anni marcia ancora con regolarità e che non cederesti per nulla al mondo; è il ritrovarsi in famiglia per una semplice ricorrenza e pensare quanto si sia fortunati di esserci; è un poster attaccato al muro della cameretta di un ragazzino e adesso che sei senza capelli e che fai fatica anche ad allacciarti le scarpe il poster è ancora lì. 

Le figurine dei calciatori, un tempo passione preferita dei bimbi e dei ragazzi tifosi, raccontano, con quell’animo innocente e meglio di qualunque altra immagine, i due decenni di Giancarlo calciatore a Firenze. E quando lo vedi oggi in tribuna di uno stadio o dietro i microfoni della stampa, pensi che il tempo passa ma ciò che riempie una vita resta.

Oggi Giancarlo compie gli anni.

Auguri Capitano.

 

 

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