LA PRIMA IN CHAMPIONS, NON SI SCORDA MAI…

di Stefano Borgi

C’era una volta la Coppa dei Campioni, massimo torneo calcistico continentale per squadre europee di club. La cosiddetta “coppa dalle grandi orecchie”. Nel 1992 la Coppa dei Campioni cede il passo all’attuale Champions League, tramandando ai posteri un ricchissimo palmarès: 6 vittorie il Real Madrid, 4 Milan e Liverpool, 3 Inter e Bayern di Monaco, 2 Nottingham Forest e Benfica, una appena Manchester United e Barcellona. Nessuna… la Juventus, al netto del 29 maggio 1985, ovvero la tragica notte dell’Heysel. Una partita che non si sarebbe dovuta giocare, e che fu decisa da un rigore inesistente fischiato un ettaro fuori area, conquistato da Zbigniew Boniek (fulgido prodotto del calcio polacco) esploso proprio nel Widzew Lodz, avversario dei viola. Lo stesso Boniek, nell’estate ’82, si era trasferito alla Juventus per far coppia con un altro fuoriclasse del calcio europeo, Michel Platini. E la Fiorentina? Due partecipazioni, con alterne fortune e consuete sfortune. Parliamo delle stagioni ’56-’57 e ’69-’70, una finale con lo stesso Real (vogliamo dire scippata?) un quarto di finale con gli scozzesi del Celtic, gettato alle ortiche per opinabili scelte tecniche. E allora perchè, visti i precedenti, parliamo di “prima volta”? Ve lo diciamo subito: perché nella nuova versione, i viola, solo 29 anni dopo ascoltano la “musichina”, esattamente l’11 agosto 1999. E’ la data di Fiorentina-Widzew Lodz 3-1, oggetto appunto delle nostre riflessioni. A questo proposito due piccole chiose:

1) la definizione di “prima volta” in Champions League (ci perdonerete) è un pochino impropria, poiché la Fiorentina grazie al terzo posto dell’annata precedente aveva ottenuto l’accesso al turno preliminare e non alla vera e propria Champions. Ma come dicono a Roma: “sta a guardà er capello”.

2) la “musichina”di cui sopra. È oramai entrata nel lessico abituale la frase: “ascoltare la musichina”. Altro non è che l’inno ufficiale della Champions, e poterne godere è il segno che la tua squadra se la gioca finalmente con le grandi d’Europa. Tradotto: spettacolo, notti magiche ed emozioni in quantità. Per completezza d’informazione, la“musichina” fu composta nel 1992 da Tony Britten appositamente per la neonata Champions, e prende spunto dall’inno d’incoronazione di Georg Friederick Handel.

La Gazzetta dello Sport, 11/08/1999 (Archivio Museo Fiorentina)

 

NON C’E’ PIU’ EDMUNDO… E NON C’E’ NEMMENO BATISTUTA!

Inutile tornare sul Carnevale, sull’Edmundo riottoso che abbandona i Campioni d’inverno, abbandonati a loro volta dal centravanti più forte del mondo, sacrificato sull’altare della rincorsa al terzo scudetto. In quell’agosto 1999 Edmundo è rientrato al Vasco, Batistuta s’infortuna all’altro ginocchio, cosicché la Fiorentina di Giovanni Trapattoni si presenta all’appuntamento con la sua “prima volta” senza i due elementi che più di altri l’avevano trascinata. Sarebbe come se vi presentaste al primo appuntamento in jeans e senza un mazzo di fiori in mano. E invece… Intendiamoci, non c’erano Edmundo e Batistuta è vero, ma c’erano pur sempre Toldo, Torricelli, Heinrich, Firicano, Padalino, Cois, Chiesa, Rui Costa… E proprio gli ultimi due saranno i protagonisti assoluti della serata insieme ad un outsider (Daniele Adani, bravo da calciatore oltre che come commentatore) il quale dopo 20 minuti porta in vantaggio i viola raccogliendo un cross perfetto del padre d’arte. Daniele Adani, novello Batistuta, impallina Dudek con un perfetto colpo di testa e fa 1-0.

La Gazzetta dello Sport, 12/08/1999 (Archivio Museo Fiorentina)

 

Ad inizio ripresa si replica: ancora Enrico Chiesa caletta a centro area dove il secondo outsider, Sandro Cois, stacca imperioso e porta a due le reti gigliate: Fiorentina 2, Widzew Łódź 0. Ed i polacchi? Colpiti, frastornati, straniti, non c’è Batistuta (avranno pensato) e nonostante tutto siamo già sotto 2-0? A niente varrà l’autorete di Adani al 73′ perché a cinque dalla fine sale in cattedra “O’ Maestro”, al secolo Manuel Rui Costa. Il portoghese riceve da Heinrich sull’out sinistro, caracolla, elude la difesa polacca con l’esterno destro e d’interno firma il 3-1 finale. Risultato giusto nelle proporzioni, esaltante per le emozioni, rassicurante per la partita di ritorno. Che infatti (2-0, Chiesa ed ancora Cois) risulterà senza storia.

La Gazzetta dello Sport, 12/08/1999 (Archivio Museo Fiorentina)

 

ALTI, BASSI, ED IL SOLITO FINALE

Sembrava un sogno, una favola, e quella Champions (come tutti i sogni e le favole) vivrà di alti e bassi. Ahimè… NON come in tutte le favole NON ci sarà il lieto fine. Ma il solito finale, quando c’è di mezzo la Fiorentina. Stagione altalenante, terminata con un settimo posto buono per la coppa Uefa 2000-2001, (sulla quale la presunzione di Terim stenderà un velo pietoso), primo turno di Champions ammantato di gloria grazie al trionfo di Wembley ed al gol di Bressan contro il Barcellona. Secondo turno iniziato in maniera trionfale (2-0 casalingo sul Manchester United) concluso col consueto sopruso arbitrale in quel di Valencia (gol regolare annullato a Rui Costa con gli uomini di Cuper che volano in finale). A proposito, nello stesso periodo (a distanza di sole 24 ore, seppur di martedì e non di mercoledì) c’era stata un’altra “prima volta”: era il 12 agosto 2008 e Fiorentina-Slavia Praga finisce 2-0 (reti di Mutu e Gilardino). Anche in questo caso si era trattato di un preliminare di Champions, oltre a questo sarà la “prima volta”in Champions dell’ACF Fiorentina (nata dalle ceneri della defunta AC Fiorentina), la “prima volta” della gestione Della Valle, la “prima volta” per Cesare Prandelli, la “prima volta” per tanti tifosi viola cosiddetti “millennials”.

La Gazzetta dello Sport, 12/08/1999 (Archivio Museo Fiorentina)

 

Bontà loro… di Julinho, Montuori, De Sisti e Amarildo hanno letto qualcosa e sentito il nonno raccontare. Di Batistuta e Rui Costa hanno visto qualche immagine e sentito il padre parlare. Con Mutu, Gilardino, Jovetic e Vargas hanno invece visto cos’è la Champions League, hanno sentito la “musichina”, hanno goduto, vibrato, esultato in prima… e non per interposta persona. Che non è mai la stessa cosa. Oggi tocca a loro, domani ai figli, quindi ai nipoti. Fino all’eternità.

Tutto questo si chiama gioia, magia, felicità… il piacere di tifare tutti insieme, sempre e solo Fiorentina.

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