VITTORIE VIOLA

11 maggio 1969

Dopo tredici anni la Fiorentina torna a vincere lo scudetto. Una vittoria arrivata alla fine di una stagione entu­siasmante, combattuta spalla a spalla con Milan e Cagliari, in cui i ragazzi “ye ye” hanno completato la loro crescita diventando Campioni d’Italia con otto giorni d’anti­cipo rispetto alla conclusione del campionato.

Il sigillo all’impresa viene messo sul campo nemico della Juventus, dove la Fiorentina non aveva più vinto dall’anno del primo scudetto (1955-56).   

Il tripudio gigliato scoppia al 23’ del secondo tempo, con i viola già in vantaggio per il gol segnato da Chiarugi al terzo minuto della ripresa. Un lancio lungo di Ferrante viene addomesticato al volo da Chiarugi, palla a terra e via, dentro l’area bianconera. Luciano elude l’intervento dei difensori, passa il pallone a destra all’accorrente Maraschi che tocca d’esterno e supera il portiere Anzolin in uscita. L’entusiasmo è irrefrenabile e contagioso. Superchi corre fino a metà campo per abbracciare Ferrante, Maraschi è subissato dai suoi compagni, mentre in panchina Pesaola viene alzato di peso e  gli spalti paiono crollare.  

Tuttosport, 12 maggio 1969 (Archivio Museo Fiorentina)

Quindicimila tifosi viola sono a Torino a sostenere la Fiorentina contro la Juventus e manifestano subito la loro gioia, dentro e fuori lo stadio. C’è tempo, nel viaggio di ritorno, anche per fermarsi in piazza Duomo a Milano per fare caroselli sotto la Madonnina. Tutti gli altri, rimasti in città, avevano la testa alla partita ed aspettavano che la radio comunicasse il risultato finale. In molti provarono i più strani collegamenti telefonici con Torino, ma, nell’epoca della telefonia fissa e non mobile, le notizie non arrivavano in tempo reale. Bastarono poche parole, radiotrasmesse: “La Fiorentina è campione d’Italia”, per scatenare, attorno alle 18, grandi caroselli. Il centro storico, all’epoca aperto alla circolazione delle auto, diventò la meta delle macchine e dei motorini che invadevano i luoghi sacri dei turisti: piazza Duomo, piazza Signoria, Santa Croce, Santa Maria Novella. Un frastuono continuo, ritmato dai colpi dei clacson, mentre qualcuno provò subito a portare la bandiera in cima alla Torre d’Arnolfo, ma non fu possibile: le porte erano sbarrate, il bandierone fu messo il giorno dopo.

Le feste in piazza ebbero delle pause, tutti a casa o nei bar, soltanto quando la TV mandò in onda il secondo tempo di Juventus-Fiorentina e per la trasmissione della “Domenica Sportiva”, che aveva come ospite la squadra viola – il conduttore Enzo Tortora aveva organizzato il taglio dei capelli di Ferrante in diretta. Interruzioni che avevano lasciato la città tinta di viola, ma senza traffico. Un silenzio illusorio, perché dopo mezzanotte la stazione straboccava di auto, la viabilità era paralizzata, al Duomo si giocava a pallone. E dovevano ancora tornare i treni da Torino, che tutti aspettavano per festeggiare insieme!

Giorni di gioia, di feste spontanee ed organizzate: un drappo viola con nastro tricolore ornava le orecchie del porcellino, si mosse un corteo di vecchie carrozze con la bandiera viola in cima alla frusta, il parrucchiere Roberto Persiani (gobbo) ebbe la saracinesca del suo negozio in San Firenze tinta di viola, razzi furono sparati in San Frediano, la stoffa viola era finita nei negozi della città e si aspettava da Gallarate… per cucire drappi bandiere e bandieroni.

Raccolta titoli giornali 1968-69 (Archivio Museo Fiorentina)

La stagione

Sono gli anni della contestazione operaia e studentesca, della partecipazione collettiva che cambia tutta la società. Una rivoluzione nel modo di pensare, di vestire, di fare ed ascoltare la musica. La Fiorentina ye ye rappresentava, con la sua spigliatezza e irriverenza, quello spirito nei campi di gioco. Cambiano anche le forme di vivere lo stadio e di interpretare il tifo, con il protagonismo collettivo e l’azione delle nuove generazioni.

Il campionato 1968-1969, fu il quarto anno della presidenza Baglini. La Fiorentina era reduce dalla delusione dell’anno precedente cominciata con grande entusiasmo “gli ye ye verso lo scudetto” e che avevano visto, a metà dicembre, con la squadra in crisi di risultati e di gioco e con profonde spaccature nello spogliatoio, prendere la dura decisione di sostituire Chiappella, l’artefice della squadra giovane, con una soluzione interna rappresentata dalla coppia Andrea Bassi e Luigi Ferrero.

In estate torna il direttore sportivo Carlo Montanari che, saltata la possibilità di ingaggiare Helenio Herrera, propose al presidente Baglini di scegliere Bruno Pesaola, italo-argentino di Buenos Aires che nell’ultima stagione aveva portato il Napoli al secondo posto.

La piazza non lo accolse benissimo, si portava dietro la fama, che confermerà anche a Firenze, di grande giocatore di poker e fumava un numero incalcolabile di sigarette. Occhi neri e sopracciglia folte, un movimento continuo delle palpebre, il “Petisso” non rifiutava mai le interviste che spesso trasformava in monologhi. Nel primo messaggio che manda ai fiorentini, non si atteggia a mago, ma a profeta di successi:

“Stiano tranquilli: il campionato prossimo darà loro soddisfazioni più di quanto non immaginano. So di avere a disposizione un parco giocatori di notevole valore, con un centrocampo tra i migliori d’Italia, se non addirittura il migliore; da questi uomini io tirerò fuori tutto quello che potranno dare e con questi ci batteremo da pari a pari con qualsiasi altra squadra. Per conto mio sono tranquillo; ed anche se nei miei confronti la stampa fiorentina non è apparsa molto entusiasta, io so attendere: esser giudicato dai fatti anziché dall’impressione a prima vista lo preferisco. Quello che mi preme però è che la stampa sia vicina alla squadra, la incoraggi, la sostenga, e se c’è una critica da fare la si faccia pure, sempre però con lo scopo di costruire e non di distruggere: i giocatori sono giovani e alle critiche della stampa sono sempre sensibili!” (Alè Fiorentina, n. 11, luglio 1968).

Raccolta titoli giornali 1968-69 (Archivio Museo Fiorentina)

Il calciomercato

La campagna acquisti lasciò i tifosi interdetti: ceduto Albertosi al Cagliari, insieme a Brugnera in cambio di Rizzo. Per sostituire il portiere della Nazionale si puntò su Superchi, sette presenze in porta l’anno prima, con Bandoni, prelevato dal Mantova, come riserva. Venne confermata la difesa titolare, con Pirovano prima riserva, ed il giovane Cencetti in alternativa. Si puntava moltissimo sul terzino Stanzial, acquistato dalla Spal, ma che non confermerà le aspettative. Viene inoltre ceduto, dopo quattro stagioni da leader della squadra, il nazionale Bertini all’Inter per 400 milioni. Gli altri acquisti sono la giovane ala Mariani dal Modena,  l’altra ala Bertogna, in comproprietà dal Venezia e che poi finirà alla Roma nel mercato di novembre. A Firenze arriva anche un’altra ala, il maturo Danova, ed il giovanissimo attaccante Del Fabbro. Non sembra certo una campagna di rafforzamento. Ed in più l’estate è riempita dalla sorella di Amarildo, Nicea, che ne cura gli interessi e che minacci di non farlo tornare in Italia se non si procede ad un congruo adeguamento contrattuale…

Si parte, come negli anni precedenti, dal ritiro ad Acquapendente, alloggio all’Hotel Roma di proprietà dei fratelli Marziali e con un’altra coppia di fratelli, i Farabullini, a fare i factotum della compagnia viola. Il precampionato regala qualche soddisfazione, la vittoria contro l’Inter, ma anche la bruciante eliminazione dalla Coppa Italia al primo turno: il girone di qualificazione vede Foggia e Fiorentina a pari punti ma, per differenza reti, passano i pugliesi.

In campionato, fatta eccezione per la sconfitta casalinga con il Bologna alla quinta giornata, l’inizio è oltre ogni previsione. La Fiorentina dimostra con una straordinaria grinta di essere diventata una compagine di temperamento, qualità storicamente carente ai viola. Il centrocampo appare il reparto d’eccellenza dei gigliati e presto si cominciano a nutrire sogni di gloria.

Il portiere è una scommessa vinta, Superchi riesce a scacciare l’ombra del grandissimo Albertosi.
La difesa è basata su una coppia centrale giovane, ma ben assortita: il “libero” è il piemontese Ugo Ferrante, lo stopper il marchigiano Giuseppe Brizi. I terzini sono due  ottimi atleti, l’anziano Rogora, marcatore spietato, ed il più giovane Eraldo Mancin, ma non sono considerati all’altezza di quelli delle dirette concorrenti per il titolo. La difesa non avrà sbavature in tutto il torneo, fornendo un rendimento di una regolarità straordinaria.
In mediana la maglia di Bertini, dopo un avvio incerto, passerà sulle spalle di Salvatore Esposito, destinato a formare con Claudio Merlo e Giancarlo De Sisti, il miglior centrocampo del torneo.
La scelta che si rivelò decisiva fu quella di sostituire due titolari della Nazionale con due giovanissimi che si erano appena affacciati in prima squadra: Superchi ed Esposito per Albertosi e Bertini.

Fiorentina 1968-69, Campione d’Italia (Foto TORRINI)

Nelle prime gare, tuttavia, Pesaola puntò su Merlo mediano, con Rizzo e De Sisti interni, fu, a conti fatti, l’unica cosa che il tecnico argentino non aveva azzeccato subito.
All’attacco, oltre ad una superba stagione del fantasista Amarildo, confermato dopo il grave infortunio che ne aveva condizionato il rendimento nella prima stagione in viola, c’era la forte mezzala Rizzo, ex-nazionale in cerca di riscatto, e Mario Maraschi centravanti giramondo che a Firenze si ambientò benissimo. La classe e la straordinaria verve di Luciano Chiarugi furono decisive per staccare le due contendenti nel finale di stagione.
Un po’ poco per chi aveva sognato nomi decisamente più affascinanti.
Ci fu anche un altro protagonista dello scudetto: il pubblico viola. Alla metà degli anni Sessanta erano nati i prima viola club (Ridolfi, Vieusseux, 7 Bello e tanti altri) e nel 1965 era stato formato il Centro di Coordinamento dei viola club che pubblicava una propria rivista mensile, Alè Fiorentina. Il tifo stava cambiando, diventando più caldo e colorato, ed assumeva la funzione di “dodicesimo giocatore” che dagli spalti sosteneva con forza la propria squadra, in casa e in trasferta. 

 

Allo scudetto del 1968-69 il Museo Fiorentina ha dedicato il libro Campioni. Fiorentina 1968-1969. Il libro è introdotto dalle prestigiose prefazioni di CONI, FIGC, Lega serie A, Glorie Viola, capitan De Sisti e ricostruisce il calcio, italiano e internazionale, della fine degli anni Sessanta.

La vittoria ottenuta dalla Nazionale nel campionato europeo del 1968 ed il secondo posto al mondiale del Messico, sotto la guida dei “fiorentini” Ferruccio Valcareggi ed Artemio Franchi.

Libro “CAMPIONI – Fiorentina 1968-1969” realizzato dal Museo Fiorentina

Il volume racconta la nascita della Fiorentina ye-ye, frutto della politica di risanamento economico imposta dal presidente Baglini, ma anche della sua ambizione sportiva, delle sue intuizioni e della sua capacità diplomatica. Tutto parte dalle vittorie del 1966 (quella del Torneo di Viareggio con cui si affacciarono alla ribalta Chiarugi, Merlo, Superchi, e quelle della Coppa Italia e della Mitropa Cup), ma anche dalla rinascita di Firenze dopo l’Alluvione con la grande reazione della città e del mondo che vi si strinse attorno. Sono riportate tutte le partite della stagione, a partire dal ritiro; il campionato è raccontato con articoli e con i tabellini della Fiorentina, accompagnate dalle foto dell’epoca. Completano il libro una sezione con schede e profili dei giocatori campioni d’Italia, i biglietti delle partite, le figurine dei giocatori gigliati, un inserto a colori con le divise della Fiorentina e le foto delle maglie originali. L’opera è stata regalata a tutti i protagonisti dello scudetto e non può mancare nelle case dei tifosi viola.

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