ZONA CESARINI VIOLA – 1
di: Niccolò Russo
C’è una domanda ricorrente, che attraversa i tempi e le generazioni: ma perché il calcio è così popolare in tutto il mondo?
Chiunque conosca e ami profondamente questo sport sa bene che non è possibile rispondere snocciolando una lista di motivazioni precise: ciò equivarrebbe a non considerare in alcun modo la straordinaria soggettività di chi coltiva le proprie emozioni con la cura necessaria.
Tuttavia, se dovessimo stilare un elenco simile, non potremmo fare a meno di menzionare il fattore dell’imprevedibilità.
Un elemento che ci accompagna costantemente nella nostra vita e, inutile sottolinearlo, nella nostra passione viola.
Se, nella normale quotidianità, essa si manifesta attraverso eventi tutt’altro che programmati, nel calcio la questione è leggermente più semplice.
In questo caso, infatti, sono i gol a fare la differenza; in particolar modo quelli segnati negli ultimi minuti di gioco, quando l’esito dell’incontro appare ormai cosa scritta.
Parliamo di reti talmente “potenti”, per pathos ed entusiasmo, da cambiare totalmente il corso di una partita e, a volte, di un’intera stagione.
Non è un caso, dunque, che molti dei ricordi più belli legati alla propria squadra del cuore derivino, in buona parte, dalla mitica Zona Cesarini: espressione nata negli anni Trenta per definire le reti segnate nei momenti conclusivi delle partite.
Renato Cesarini, in qualità di mezzala della nazionale argentina, fu uno dei protagonisti principali di quella Juventus che, tra il 1930 e il 1935, conquistò cinque scudetti consecutivi facendo leva sui cosiddetti italiani rimpatriati, il “saccheggio” delle squadre di provincia, i soldi di Edoardo Agnelli e le complicità del fascismo.
Fatta questa doverosa premessa, è tempo di tornare a noi.
Coraggio: allacciamoci le cinture e lasciamoci travolgere dai “fotofinish gigliati” più esaltanti di sempre, partendo da quelli dell’ultimo quarto di secolo!
31 Agosto 1997:
Allo stadio “Friuli” di Udine va in scena il match tra Udinese e Fiorentina.
È la prima giornata della serie A 1997/1998.
La formazione della Fiorentina del 31 agosto 1997 (Archivio Museo Fiorentina)
I friulani sono reduci da una stagione che li ha visti piazzarsi al quinto posto in classifica e conquistare la qualificazione alla Coppa Uefa con la guida tecnica dell’emergente Alberto Zaccheroni.
La Viola invece, dopo quattro anni di successi vissuti con Claudio Ranieri in panchina, é una squadra totalmente rinnovata dalla scelta di affidarsi ad un giovane tecnico destinato a far parlare di sé.
Il suo nome è: Alberto Malesani.
Alberto MALESANI
Un volto ancora sconosciuto al grande calcio, seppur protagonista dell’inizio di un vero e proprio miracolo sportivo: quello del Chievo Verona.
Una piccola frazione della città di Romeo e Giulietta approdata, incredibilmente, nei palcoscenici più ambiti del football professionistico attraverso un ammirevole progetto pluriennale.
Al “nostro” Alberto va il merito, in particolar modo, di aver trascinato i gialloblu dalla C1 alla serie B, proponendo un gioco spiccatamente offensivo e studiato fino all’ultimo dettaglio.
Un’organizzazione, probabilmente, figlia dei suoi trascorsi lavorativi presso la sezione logistica della famosa ditta “Canon” (specializzata in prodotti ottici).
Fatto sta che la Fiorentina si presenta ai nastri di partenza del massimo campionato con la voglia matta di stupire tutti.
L’avversario del giorno, però, è davvero ostico, a cominciare dal tridente pazzesco composto da Paolo Poggi, Oliver Bierhoff e Marcio Amoroso.
È proprio quest’ultimo ad assumere il ruolo di protagonista assoluto nei 45 minuti iniziali dell’incontro…prima sblocca il risultato, intorno alla mezz’ora, con un facilissimo tap-in ravvicinato a pochi centimetri da Toldo…poi (ingenuamente) si lascia andare ad un applauso ironico nei confronti del direttore di gara…l’arbitro Messina non gradisce ed estrae il cartellino rosso nei confronti del brasiliano.
Una situazione ricorrente tanto nella vita quanto nel gioco del calcio: passare dalla gloria alla polvere in pochi secondi!
La Fiorentina, di contro, dimostra di avere già assorbito mentalmente le idee di Malesani; almeno in buona parte.
Tuttavia, il passaggio dalla teoria alla pratica richiede ancora un certo tipo di collaudo: nel frattempo, quindi, è bene affidarsi alle proprie certezze, a partire dal nostro indomito Re Leone.
La Gazzetta dello Sport, 01/09/1997 (Archivio Museo Fiorentina)
Gabriel Omar Batistuta si ripresenta, dunque, alla sua maniera…addomestica alla perfezione un lancio proveniente dalla fascia sinistra e trafigge la porta avversaria con un potente destro di controbalzo …1-1 viola e mezz’ora abbondante da giocare ancora in superiorità numerica.
I presupposti per tornare a casa con un successo, insomma, ci sarebbero tutti.
In barba a quanto sopra, l’Udinese decide di calare, però, il Jolly Poggi: torsione fantastica dell’attaccante friulano in area gigliata e sinistro piazzato all’incrocio dei pali per il classico “gol della domenica”.
L’incolpevole Toldo osserva la scena e sbatte violentemente i guanti sul prato verde in segno di rabbia e, forse, anche di resa.
In effetti, una rete così bella taglierebbe le gambe a chiunque; perfino ad un tecnico esordiente e carico di entusiasmo come il nostro Malesani, presentatosi al gran galà della serie A in pantaloncini corti e scarpe da ginnastica.
La partita si trascina, quindi, inesorabilmente verso una debacle amara per l’intera truppa gigliata.
Ci vuole coraggio, però, a dire una cosa del genere a Batigol.
Punizione per la Fiorentina ad almeno 25 metri di distanza dalla porta bianconera: siamo a pochi istanti dal Novantesimo minuto.
Non c’è più tempo da perdere: bisogna tentare il tutto per tutto.
Gabriel lo sa e provvede da grande campione qual’è, sparando alla velocità della luce un missile terra-aria che non lascia scampo all’estremo difensore friulano Caniato: 2-2 pazzesco e tutti in piedi per l’ormai insperato pari.
Il cannibale argentino, tuttavia, non appare ancora sazio: di conseguenza, dopo aver esultato con moderazione, rimane concentrato sul pezzo.
La Gazzetta dello Sport, 01/09/1997 (Archivio Museo Fiorentina)
D’altronde, a pochi secondi dalla fine di una battaglia, c’è sempre il tempo per una magia.
Ultimo pallone lanciato dai viola in direzione della porta bianconera … i difensori friulani ribattono la sfera verso il limite dell’area senza curarsi delle possibili conseguenze … Bati, infatti, è ancora lì pronto a colpire.
“Re Leone”, senza pensarci due volte, sale allora in cielo insieme ai nostri sogni per spedirli in rete con una rovesciata ai limiti di ogni immaginazione!
L’impossibile è diventato magicamente realtà: Udinese-Fiorentina 2-3!
È proprio in questo momento che nasce ufficialmente l’amore tra Firenze ed Alberto Malesani: il tecnico veronese, infatti, si dimentica del proprio ruolo e corre in lacrime dai tifosi gigliati giunti al “Friuli” per gridare al miracolo ed esultare insieme a loro come un autentico ultrà viola!
La Gazzetta dello Sport, 02/09/1997 (Archivio Museo Fiorentina)
Un’emozione forte quanto la splendida tripletta di Batistuta.
Un’impresa in grado di “rovesciare” il destino di Alberto e di tutta la Fiorentina.
Il finale di stagione, per l’appunto, regalerà ai cuori gigliati una meritatissima qualificazione in Coppa Uefa, frutto di un ottimo quinto posto finale realizzato (addirittura) con ben sette vittorie in trasferta.
Una di queste l’abbiamo appena raccontata e, senza la benedetta Zona Cesarini Viola del 31 Agosto 1997, sarebbe stata tutta un’altra storia!