UN ATTO ‘CRISTIANO’ DI PURA FEDE VIOLA

Di: Niccolò RUSSO

 

Ricominciare da zero, mettere in gioco il proprio cuore e lottare duramente per un futuro migliore.

Un dovere ed una necessità.

Sia nella vita che nel calcio.

A maggior ragione per la Fiorentina, o per quello che resta di essa.

L’esclusione dal campionato di serie B ed il relativo fallimento del club viola vanno al di là del comune pensiero della gente.

Non si tratta solo di strappare un bellissimo “balocco” a chi (tra l’altro) lo ha inventato per primo, ma di provare a cancellare ben 76 anni di storia, sportiva e umana, con un timbro di tribunale o una pennellata d’inchiostro: il tutto senza la minima pietà di chi, questa leggenda, la ama.

Per noi tifosi, infatti, sostenere la maglia gigliata non è mai stata una questione di soldi dati e ricevuti o di trofei vinti e persi.

Il nostro è “solo” un purissimo atto di fede.

Perciò, cari “Signori del Pallone”, fate pure quello che vi pare: chiamateci Florentia, toglieteci il viola dalle nostre casacche e spediteci pure nell’inferno della C2.

Perché tanto, come recita uno striscione apparso in Curva Fiesole, “La nostra dignità non conosce fallimento!”.

Perché, quando torneremo in serie A (accadrà, statene pur certi), sarà stupendo potervi fissare negli occhi e sussurrarvi col sorriso sulle labbra: ‘Nonostante tutto, siamo ancora vivi e più forti di prima!’.

Perché sarà gratificante guardarsi indietro e poter gridare al mondo intero: ‘Io c’ero!’.

E allora coraggio: gridiamo “Viva Fiorenza!” e tuffiamoci in questa nuova avventura.

Lunedì 9 Settembre 2002 é in programma il posticipo del primo turno della C2, girone B: vale a dire Sangiovannese-Fiorentina.

Il primo scalino della nostra rinascita.

Maglia Florentia Viola usata nella gara contro la S.Giovannese (Museo Fiorentina – Collezione Bini)

 

La tipica febbre pre-match tocca temperature vertiginose a Firenze; per qualcuno anche troppo.

Difatti, il Presidente della Lega di serie C Mario Macalli è tutt’altro che entusiasta all’idea di dover gestire, perlomeno, un’intera stagione di infiniti pellegrinaggi viola nella periferia del calcio professionistico.

Non per niente, la sede della partita viene spostata: dal “Virgilio Fedini” di San Giovanni Valdarno al più capiente “Comunale” di Arezzo.

Non siamo a Wembley, ok, ma va bene comunque.

In fondo, tutti gli stadi sono costruiti con la stessa idea di base.

Vorrà dire che colmeremo il gap con il nostro infinito orgoglio di essere fiorentini.

Un sentimento che appartiene di diritto anche al nostro, fiero, capitano Angelo Di Livio.

Un simbolo glorioso del passato, un guerriero indomito nel presente ed una guida affidabile per il futuro.

Insieme a lui, nell’ottica di questo lungo cammino, possiamo contare su altre due glorie gigliate, protagoniste del “Quasi Scudetto” edizione 1981-1982: il D.S. Giovanni Galli e l’allenatore Pietro Vierchowod.

Un vero e proprio azzardo in quest’ultimo caso; almeno a giudicare la prima formazione ufficiale del nuovo corso: un autentico 3-4-3 d’assalto volto a sopperire l’assenza del bomber Christian Riganò (alle prese con una vecchia squalifica maturata nel Taranto).

Un atto di coraggio, certo, ma anche di eccessiva imprudenza.

La Sangio, infatti, conosce le regole della categoria più di qualsiasi fiorentino presente sugli spalti.

Lo spettacolo in campo, inteso come bel gioco, non rientra purtroppo nel contesto del “pianeta C”: al contrario della serie A, è la classe operaia a recitare il ruolo del padrone qui.

La lentezza dell’azione manovrata, gli stop sbagliati, i lanci troppo lunghi e i tiri sbilenchi sotto porta fanno, dunque, parte del gioco.

E poi, come sempre del resto, sono i grandi giocatori a rompere l’equilibrio.

Il numero 9 dei biancoazzurri, per esempio, sembra avere una marcia in più rispetto agli altri protagonisti…a metà del primo tempo, è proprio lui a portare la Sangiovannese in vantaggio al termine di una ripartenza ben orchestrata.

Il centravanti avversario, quindi, corre alla bandierina in segno di esultanza, non curandosi affatto dei nostri cuori infranti.

Questo signore, per giunta, non è un attaccante qualsiasi: lui è Francesco “Ciccio” Baiano.

Un uomo che, insieme a Gabriel Omar Batistuta, ha scritto alcune delle pagine più belle di tutta la storia della Fiorentina.

Pensare che il suo poster abbia tappezzato, negli anni Novanta, le pareti di numerose botteghe e case fiorentine diventa, all’improvviso, motivo di dolore.

Sono trascorsi appena 24 minuti di C2: il nostro, folle, entusiasmo è già un ricordo sbiadito, almeno nel cervello.

I numerosi fiorentini al seguito della loro nuova “creatura” continuano a sventolare i propri vessilli e a cantare ad alta voce come se niente fosse: lo devono, quantomeno, alla memoria degli immortali Ultras Viola.

Il loro striscione storico, oltretutto, è stato rispolverato proprio qui ad Arezzo e, per questo, va onorato ad ogni costo…sia fuori che dentro il campo.

I tifosi viola durante S.Giovannese-Florentia Viola

 

La partita, anche nella ripresa, scorre tra mille e passa difficoltà: fortuna vuole che il palo si opponga al pericoloso siluro di Moscardelli.

Una magra consolazione per chi è sul punto di perdere definitivamente la fede.

Un pensiero che non è mai passato per la testa a Cristiano Masitto.

Un centravanti che, a discapito di un brutto incidente alla mano destra (con relativa perdita di due dita), ha fatto della dignità e della volontà la propria ragione di vita.

Chi meglio di lui, quindi, può spingere la squadra a crederci ancora e a lottare con impeto fino all’ultimo pallone giocabile?

95° minuto: il sipario sta per calare sulla partita, così come sulla nostra illusione di rinascita.

Ultimo assalto gigliato…lancio disperato in avanti…la Sangio spazza via come può e lo fa pure male…il giovane gigliato Quagliarella addomestica la sfera e si allarga sulla destra, prima di crossare il pallone in mezzo ad un’impressionante selva di gambe, avversarie e non…la corsa finisce sul piede di Masitto…piatto destro rasoterra…l’impossibile diventa, all’improvviso, realtà: 1-1!

Cristiano MASITTO

 

A distanza di cinque secoli, Firenze rinasce ancora una volta.

Dopo un anno di lacrime vissuto tra tribunali, retrocessione e fallimento, i cuori viola possono finalmente esplodere di gioia: il “balocco” è tornato, di nuovo, al centro del nostro mondo per non andarsene più.

Buon viaggio Fiorentina.

Grazie infinite Cristiano.

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