4 Ottobre 1998

Di Niccolò Russo

 

‘Fantasie, fantasie che volano libere…

Fantasie che a volte fan ridere…

Fantasie che credono alle favole!’

Vasco Rossi e la Fiorentina della stagione 1998-1999: un binomio che viaggia stranamente sul binario dell’azzardo, a fronte soprattutto della fede nerazzurra interista del “Blasco”.

Tuttavia, se ci pensate bene, non esiste canzone migliore di “T’immagini” per riassumere l’inizio di un’annata storica come quella gigliata.

La protagonista assoluta (manco a dirlo) è la prima Viola di Giovanni Trapattoni: forte, solida, ambiziosa.

Il Presidente Vittorio Cecchi Gori, infatti, non ha badato a spese durante la campagna acquisti estiva per esaudire le richieste dell’ex plurititolato tecnico di Juventus, Inter e Bayern Monaco.

L’obiettivo comune, seppur non sbandierato ai quattro venti, è chiaro come un cielo senza nuvole: ossia riportare lo scudetto a Firenze a 30 anni di distanza dall’ultima volta.

EDMUNDO, Fiorentina 1998-99 (Archivio Museo Fiorentina)

 

In fondo, lo stesso “Trap” ha un debito da saldare nei confronti della nostra città, dopo aver guidato gli acerrimi rivali bianconeri alla conquista di un titolo che in riva all’Arno grida ancora vendetta.

Stiamo parlando del campionato 1981-1982: quello del celeberrimo “Meglio secondi che ladri!”; uno slogan inaugurato in occasione dell’ultima gara di quella stagione, tra gol annullati (vedi Graziani in Cagliari-Fiorentina) e rigori non dati (gomitata di Brio ai danni di Borghi durante Catanzaro-Juventus).

Adesso, però, non è più il momento di scherzare… perlomeno in campo.

Difatti, ciò che accade fuori dal rettangolo di gioco rientra nel tipico ed esilarante “show trapattoniano”.

Ne sa qualcosa Gabriel Omar Batistuta, rimasto in maglia viola grazie al carisma e alla simpatia del tecnico di Cusano Milanino.

“Più boschi giri, più lupi trovi!”: una battuta in pieno spirito fiorentino dal sapore goliardico e, silenziosamente, ambizioso.

L’inizio della stagione gigliata, però, è rumoroso e spettacolare, con tre vittorie realizzate nelle prime tre giornate di campionato!

Le vittime?

I “cugini” di Empoli (2-0 al Franchi), il rognoso Vicenza (1-2 in terra veneta) ed il potente Milan (tripletta spettacolare di Batigol e splendido 1-3 nel tempio di San Siro).

È proprio quest’ultimo successo a scatenare, in particolar modo, le fantasie più sfrenate dei tifosi viola: d’altronde, è impossibile non sognare quando sei primo in classifica.

Una posizione da difendere con le unghie e con i denti, nonostante tutto, tutti e, perfino, la Coppa Uefa.

Già, le battaglie europee infrasettimanali.

Un qualcosa di magico e, al contempo, quasi “fastidioso” al cospetto della nostra fame di tricolore.

Mica facile, infatti, resistere alla bolgia croata di Spalato e strappare la qualificazione per i sedicesimi di finale al temibile Hajduk.

Emozioni forti ed energie preziose sottratte alla quarta tappa di questa affascinante serie A.

Domenica 4 Ottobre 1998: allo stadio Artemio Franchi si gioca Fiorentina-Udinese.

Una partita mai qualunque.

Soprattutto perché alla guida dei friulani c’è Francesco Guidolin: un allenatore che, per competenza e “simpatia a pelle”, ci ha sempre creato diversi grattacapi.

Così è anche stavolta, purtroppo.

Lo spartito dei viola, almeno sulla carta, è il migliore possibile: a Francesco Toldo spetta il compito di sorvegliare la nostra porta; a Manuel Rui Costa, invece, viene affidata la regia dell’orchestra gigliata in mezzo al campo; per tutto il resto (inteso come realizzazione finale di quanto creato) ci pensa, infine, il grande “Re Leone” Batistuta.

Oggi, però, la “mitraglia” di Gabriel appare inceppata e la faccenda si fa più complicata del solito.

Colpa della fittissima ragnatela bianconera (intrisa di qualità e solidità), delle fatiche enormi di Spalato e di un cielo lacrimante come poche altre volte.

La pioggia, infatti, non dà tregua all’incontro, rendendo di fatto ogni azione nostra e avversaria un autentico tuffo al cuore.

Stranamente, l’unico calciatore che sembra indifferente a tutto ciò é Edmundo: l’incarnazione umana della famosa saudade brasiliana, ricca di bollenti spiagge ed infiniti carnevali da mille e una notte.

Maglia di EDMUNDO, stagione 1998-99 (Museo Fiorentina – Collezione Bini)

 

Uno scenario proiettato oltre ogni tempo ed immaginazione.

Difatti, tra una pozzanghera e l’altra, stiamo rincorrendo una vittoria fondamentale per il nostro futuro immediato.

La partita scorre sui binari dell’equilibrio e dell’ipertensione, soprattutto nei secondi 45 minuti di gioco: se Bachini (palo) e Sosa (miracolo di Toldo) ci fanno tremare di brutto, il nostro Oliveira ci fa esplodere letteralmente, ribadendo in rete la respinta di Turci su un tiro a botta secca di Edmundo.

Maledizione finita?

Macché.

Il segnalinee sbandiera a Lulù un fuorigioco millimetrico, per non dire quasi inesistente: il belga non ci crede, strabuzza gli occhi ed “invita” l’assistente di gara a farsi visitare da un ottico.

La prudenza, a questo punto, suggerirebbe di non forzare troppo la mano per scongiurare una possibile beffa.

Tuttavia, é proprio da queste situazioni che si comprende la grandezza reale di una squadra.

A maggior ragione quando un piccolo sogno è proprio lì a portata di mano.

Siamo arrivati agli istanti finali di un match letteralmente “impantanato”.

Edmundo prende palla a centrocampo, inizia a danzare sull’erba bagnata e si invola verso la Curva Ferrovia…scambio veloce con Rui Costa al limite dell’area di rigore friulana e risposta eccellente di Manuel, che destina il pallone sul fatato piede destro del brasiliano…Edmundo controlla la sfera e tenta la soluzione di forza…tiro potente sotto la traversa e Turci, magicamente, battuto…il boato dello stadio è fragoroso ed indimenticabile…lo stesso Cecchi Gori si lascia travolgere dalla commozione, montando sopra la balaustra della tribuna per applaudire il suo gioiello bizzarro in un tripudio a tinte viola…Fiorentina-Udinese 1-0!

Maglia di EDMUNDO, stagione 1998-99 (Museo Fiorentina – Collezione Bini)

 

È così, dopo quattro giornate di campionato, Firenze guida in solitaria l’intera serie A a punteggio pieno: un’emozione davvero pazzesca per un’indimenticabile giornata di lacrime, pioggia e samba carioca.

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