Il Conte Razza, uno di noi

di: Niccolò Russo

 

“Noi siamo la Fiorentina!”

Un coro che, da solo, racchiude una moltitudine di sentimenti e alcuni milioni di racconti.

Mi riferisco alle storie di chi (per fede innata o scelta ponderata) ha deciso di sposare la maglia viola per tutta la propria vita.

Una “missione” fondata sull’orgoglio ed il senso di appartenenza.

Tra questi personaggi, una nota di rilievo spetta, senza ombra di dubbio, a Renzo Propridi.

Un nome che, ai più, potrà risultare del tutto estraneo.

Stiamo parlando dello stesso uomo che i fiorentini hanno imparato a conoscere, nell’ambito del mercato di San Lorenzo, attraverso lo pseudonimo: “Conte Razza”.

Il Conte Razza con Ranieri Pontello (Foto FIORENZA)

 

Un soprannome figlio di una doppia immagine: da una parte, la nobiltà tipica di chi appartiene al mondo dell’alta borghesia (vestiti di classe, macchine sportive e moto di lusso); dall’altra, l’eccellenza nell’esercitare la propria, adorata, professione (‘Dove la va signora? La razza migliore è la mia!’).

Qualità inconfondibili che lo resero un grande conquistatore di donne (si dice che abbia fatto addirittura breccia nel cuore dell’attrice Silvana Pampanini) e numerosissimi clienti: difatti, a fronte di un possibile affare fiutato, il mitologico Renzo era capace di vendere non soltanto orate, seppie e palombi, ma anche carni, dipinti, pellicce e orologi, fino addirittura alle automobili e ai motorini!

Tutto ciò veniva esercitato in nome di un talento innato e fondato su uno spirito dissacratorio inimitabile.

– “Conte, questo orologio un cammina…”

– “Se un cammina, piglialo in collo allora!”

– ‘Mi dispiace signore, ma la sua macchina non può stare ferma in doppia fila…’

– “Che le devo dire vigilessa…la me la tentenni!”

– “Mi scusi Renzo, come mai questo branzino ha gli occhi rossi?”

– “Che vole signora… è arrivato da Viareggio in vespa senza parabrezza!”

Una simpatia smisurata, pari solo al suo amore infinito verso tutto ciò che ruotava attorno alle realtà calcistiche di Firenze.

Dunque, in qualità di sanfredianino puro, Renzo ha amato alla follia: la Fiorentina, la Rondinella Marzocco, i Bianchi di Santo Spirito e la storica squadra amatoriale “Circolo Lavoratori San Frediano” (di cui è stato, perfino, Presidente).

Della “Viola”, poi, è stato un autentico profeta in patria: oltre ad essere al centro di tutte le sue disquisizioni quotidiane in quel di San Lorenzo (aveva una poltrona tutta sua al rinomato banco del pesce), il Conte la seguiva ovunque e comunque.

Un’enfasi che ha conosciuto l’apoteosi in occasione dei nostri due scudetti: per festeggiare il tricolore del 1956, Renzo organizzò uno stupendo corteo di fiaccherai con le carrozze dipinte di viola…tutto ciò al termine di una gloriosa stagione vissuta, a stretto contatto con i giocatori, in ben altri tipi di carrozze: ossia quelle dei treni relativi alle nostre trasferte!

Invece, la celebrazione del secondo titolo gigliato (1969) lo vide, addirittura, protagonista in qualità di benefattore, attraverso la distribuzione gratuita di quasi mezzo quintale di pesce in tutta la città…un’operazione resa possibile, tra l’altro, grazie all’aiuto di un “garzone speciale”: vale a dire il capitano della Fiorentina, neo Campione d’Italia, “Picchio” De Sisti!

Titoli giornali Fiorentina Campione d’Italia 1968-69 (Archivio Museo Fiorentina)

 

Oltre a lui, il Conte Razza stravedeva per un altro Giancarlo: sto parlando, ovviamente, del nostro “Unico 10” Antognoni.

“Questo l’ha classe anche a tirarsi su un calzettone!”: un marchio di fabbrica che certifica, ancora una volta, l’inconfondibile stile di “Antonio”.

D’altronde, Renzo era solito apostrofare i nostri eroi in modo benevolo: fu proprio lui, infatti, a riassumere per primo le sublimi movenze di Kurt Hamrin col fantastico soprannome di “Uccellino”!

Quello per la squadra, inoltre, era un sentimento fonte di curiose scaramanzie: vedi la macchina parcheggiata sempre a pochi passi dalla Tribuna d’Onore ed il tentativo perenne di non incrociare allo stadio un tizio che, a detta sua, portava male alla causa viola…

E quando si perdeva?

Una tragedia!

La leggenda narra che, al termine di un Fiorentina-Napoli 1-2 (stagione 1969-1970), il Conte Razza scoppiò a piangere sugli spalti senza darsi pace per la sconfitta: una scena andata avanti per una quarantina di minuti circa… giusto il tempo di convincerlo a pensare alla possibile rivincita della partita successiva!

Tuttosport, 12-05-1969 (Archivio Museo Fiorentina)

 

In fondo, bastava davvero poco per vederlo sorridere: chiedere, per conferma, ai suoi vicini di casa, che lo notarono malconcio durante una giornata di fine autunno.

Era il 2 Dicembre 1984: la Fiorentina stava perdendo a Cremona per 1-0…il Conte (per l’appunto) sembrava incapace di offrire validi segnali di vita…almeno fino a quando la radio annunciò l’insperato pareggio viola di Socrates all’84°.

Un gol che convinse Renzo ad abbandonare l’idea della minestrina calda (quando si dice la mano prodigiosa del “Dottore”!) per cenare al ristorante “Le Rampe” insieme ai suoi amici.

Tra questi ultimi spiccava, curiosamente, un altro “Conte”… Flavio Pontello, proprietario della Fiorentina dal 1980 al 1990.

Un rapporto talmente stretto da spingere Renzo a “defilarsi dalla sua squadra” durante la successiva gestione della famiglia Cecchi Gori.

Un periodo storico in cui il mito di San Lorenzo ha conosciuto, purtroppo, il rovescio della medaglia: da celebre benefattore a persona in cerca di aiuto.

Una sorta di piccola rivisitazione realistica del celebre Conte Mascetti nel film cult “Amici Miei”.

Un declino economico che, tuttavia, non si è rivelato sufficiente a scalfire il suo trasporto verso la maglia gigliata…nemmeno durante gli ultimi mesi della sua vita, convissuti con una grave malattia.

Non è, quindi, un caso che il leggendario Conte Razza sia volato in cielo nel Settembre 2004, a poche settimane di distanza dal ritorno della sua amata Fiorentina in serie A.

Una categoria che apparteneva, senza ombra di dubbio, al suo talento di venditore ed al suo enorme cuore.

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