ARTEMIO FRANCHI 1922-2022

di Massimo Cervelli

 

In molti si chiedono come sia possibile che due stadi in città distanti settanta chilometri l’una dall’altra e con un patrimonio storico fatto di antiche contrapposizioni, la guelfa e libera Firenze, protesa verso il commercio internazionale e lo sviluppo della borghesia, e la ghibellina Siena, avamposto dell’Impero e della resistenza del feudalesimo, possano avere oggi la stessa denominazione ed essere intitolati alla stessa persona.

Artemio Franchi, il maggior dirigente che il calcio italiano abbia mai avuto, era fiorentino di nascita, ma senese d’origine. Suo babbo Alfredo, chiamato Olinto, tornò dalla Svizzera, dove era emigrato, e si affermò come cuoco a Firenze, divenendo chef di Sabatini, un ristorante dove tanta storia viola è passata.

Nato l’8 gennaio 1922, diventò tifoso della Fiorentina e frequentatore dello stadio agli inizi degli anni Trenta: merito del fornaio Bruno Cherubini che lo accompagnò per primo e forse anche dell’abbonamento ricevuto in premio per il suo ottimo rendimento alla scuola elementare “Antonio Meucci”.

Le tante partite della Fiorentina vissute da tifoso, la grande passione per il calcio, prima giocato e poi arbitrato, ma soprattutto la sua innata capacità organizzativa lo portarono a dirigere, dal 1945 al 1949, la sezione arbitri di Firenze.

La Fiorentina, guidata a quel tempo dal presidente Carlo Antonini, lo chiamò per sostituire il “maestro” Ugolini che aveva deciso di tornare alla casa automobilistica Ferrari.  Il suocero di Artemio, Giovanni Pianigiani, babbo della moglie Alda, era nel consiglio direttivo della società viola. Artemio era l’uomo giusto per fare il segretario della società. Il suo acume, la riservatezza e la serietà garantivano per lui. Antonini cercava un uomo di fiducia e lo aveva trovato.

Fu un’esperienza intensa, formativa, terminata con l’arrivo alla presidenza viola di Enrico Befani che rivoluzionò l’organigramma dirigenziale.

Il “Granduca” Dante Berretti lo scelse nel 1952 per fare il segretario della Lega di serie D, di cui diventò presidente nel 1958. Da quell’incarico ebbe origine una carriera che lo portò ai vertici del calcio italiano, europeo e mondiale. È impossibile elencare tutti gli incarichi che ha avuto, per cui  ci limitiamo a segnalarne alcuni tra i più rilevanti.

Artemio fu Capo delegazione italiana ai mondiali del 1962 e del 1966; presidente della FIGC dal 1967 al 1976 e poi dal 1978 al 1980 e membro del Consiglio Nazionale CONI per 15 anni. Nel 1973 fu nominato Presidente UEFA e l’anno successivo vice presidente FIFA; fu Presidente della commissione arbitri, sia dell’UEFA che della FIFA, e fece ripetutamente parte del comitato organizzativo della Coppa del Mondo, partecipando complessivamente a sei edizioni del mondiale.

Nonostante gli impegni, Franchi continuò a vivere a Firenze e, finché la società non fu ristrutturata, mantenne la tessera di socio della Fiorentina. Più di una volta fu chiamato a presiedere l’assemblea o comunque a intervenire, come ad esempio quando ci fu bisogno di relazionare circa la trasformazione delle società di calcio in società per azioni.

Il Centro Tecnico Federale di Coverciano era il luogo a lui più caro e il simbolo della sua opera riformatrice. Stimolò l’attività e la ricerca del Settore tecnico attraverso il confronto sistematico con le varie scuole del calcio mondiale, arrivando a una permanente evoluzione della didattica. Il Centro Tecnico divenne l’università del calcio europeo, un laboratorio per avvicinare il futuro e, soprattutto, un punto di riferimento nel contesto calcistico europeo e mondiale.

Da piccolo, durante le vacanze estive, aveva coltivato un’altra grande passione, simboleggiata dal fazzoletto della Torre, il simbolo dell’appartenenza e del legame con la contrada che fu regalato a “Gino il fiorentino”, come veniva chiamato quando aveva quattro anni durante le vacanze estive.

Il 21 gennaio del 1971, quarantacinque anni dopo quel dono, Artemio ebbe l’onore di diventare capitano della contrada della Torre, senza però riuscire mai a vincere il Palio.

Il 12 agosto del 1983, mentre con la sua auto stava andando a prendere il fantino Silvano Vigni, in arte “il Bastiano”, per portarlo alla cena della contrada, ebbe l’incidente mortale contro un camion sulla via Lauretana Antica.

La camera ardente fu allestita nell’aula Magna del Centro Tecnico di Coverciano e tutto il calcio mondiale, a partire dal presidente della FIFA, João Havelange, rese omaggio al grande toscano, intelligente ed ironico. Ma l’ultimo grande omaggio a Franchi fu l’assegnazione all’Italia della Coppa del Mondo 1990, un obiettivo per cui si era duramente battuto.

Venne sepolto a Firenze, nel cimitero di Soffiano, dove riposa anche Luigi Ridolfi.

Il 10 ottobre 1987 gli fu intitolato “Il Rastrello”, lo stadio senese inaugurato nel 1938.

Il 26 novembre 1991 il Comune di Firenze deliberò di denominare lo Stadio Comunale “Artemio Franchi”.

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