L’ARNO  MORMORAVA …

di Alessandro Giannetti

 

Tutte le vittorie con lei sono sempre speciali, ma qualcuna – indubbiamente – di più.

11 maggio 1975, penultima giornata: l’Innominabile arriva a Firenze per festeggiare l’ennesimo scudetto, ha quattro punti di vantaggio sulla seconda (il Napoli) e per il matematico titolo le basta, dunque, un misero pareggio.

La Fiorentina, nona in classifica, sembra non avere più niente da chiedere a quel deludente campionato. Sembra.

Il giorno precedente Stampa Sera aveva titolato a caratteri cubitali “Il giorno dello scudetto”; e poi, con il compiacimento sadico del giudice che si genuflette nell’ora dell’addio, “I fans della Signora invaderanno Firenze” (sì, proprio “fans” con la “esse”). Ed in effetti i gobbi, muovendo da ogni angolo della Toscana tutta, Firenze la invadono davvero, con le loro bandierine incolori, strombazzando già dal mattino per le vie della invisa città e pregustando il massimo del piacere: festeggiare uno scudetto a casa nostra, trionfare davanti ai nostri occhi e ai nostri stendardi, immaginando Firenze come Troia in fiamme percorsa dalle orde achee.

A Torino, poi, sono proprio sicuri ed alcune casse di champagne vengono trasportate sul pullman di lei fin dentro lo spogliatoio “ospiti” dello stadio fiorentino.

L’arbitro designato è un ancor giovane Luigi Agnolin di Bassano del Grappa, la cui storia particolare e contraddittoria non può essere qui adeguatamente narrata.

La corazzata dell’Innominabile schiera: Zoff, Gentile, Cuccureddu; Furino, Morini, Scirea; Viola F., Causio, Anastasi, Capello, Bettega. La rimaneggiata Fiorentina (mancavano in un sol colpo Galdiolo, Roggi, Brizi, Merlo e Guerini) si presenta in campo con Superchi, Beatrice, Lelj; Rosi, Pellegrini, Della Martira; Desolati, Caso, Casarsa, Antognoni, Saltutti. Il Comunale è gremito all’inverosimile in ogni ordine di posto, con i gobbi un po’ dappertutto, carichi e pronti ad esultare al primo gol di Causio, Bettega, Anastasi o magari Capello.

La Gazzetta dello Sport, 12/05/1975 (Archivio Museo Fiorentina)

 

E invece il primo gol se lo fa Zoff da solo. Su un cross di Saltutti si avventano di testa Caso e Furino: la sfera, colpita probabilmente dal medianaccio bianconero, finisce sul palo alla destra di Zoff, carambola sul medesimo in tuffo proteso e finisce in rete. E’ il minuto 34’ e cinque minuti dopo la Fiorentina raddoppia. Casarsa avanza palla al piede sulla trequarti, vede l’inserimento elegante di Antognoni sulla destra e lo serve di esterno dentro l’area,  tagliando fuori l’accorrente Viola. Antonio, guardando le stelle, tira di prima intenzione e segna.

Sugli spalti i gobbi cominciano ad innervosirsi, beccati dai goduriosi sfottò dei fiorentini. L’intervallo (“Semi, noccioline, gobbi, lupini!”) è un calvario. Si rianimano appena per l’autorete di Rosi al 61’, che sembra riaprire la partita, ma al 73’, quando Gentile frana in area su Saltutti lanciato a rete (con le regole di oggi sarebbe stato pure “rosso” per “ultimo uomo”), Agnolin fischia il rigore.

Eh no, è troppo! Boniperti abbandona lo stadio stizzito e Casarsa, da fermo, realizza. E son tre! E i gobbi, sportivamente, cominciano a sfollare: ma aspettate, c’è tempo… Il tempo di vedere la perla di Caso, che con un destro magistrale da fuori area leva le ragnatele nel sette alla sinistra di Zoff.

Ora potete andare davvero, e “buon ritorno a casa”, si direbbe oggi.

La Gazzetta dello Sport, 12/05/1975 (Archivio Museo Fiorentina)

 

Fu quella davvero una vittoria speciale: per l’occasione, il modo, il luogo, e anche per il gol di Antonio. In più perché in campo avverso c’erano insieme riuniti tutti e quattro quei giocatori che per anni hanno rappresentato ai nostri occhi l’anima stessa della “gobbaggine”: Franco Causio, detto il “Barone” (per i maligni non riferito al noto titolo nobiliare, ma all’accrescitivo del sostantivo), simpatico come una dermatite in agosto, “Culo basso” Capello (che non a caso diventerà poi anche uno dei più simpatici allenatori di lei), Roberto Bettega (assurto in seguito addirittura al ruolo di Vice-Presidente dell’Innominabile), che i suoi tifosi chiamavano “Bobby gol”, ma che per noi era simpaticamente “stuntman”, e Beppe Furino, al secolo “Furia”, che se avesse giocato nel Varese o nella Ternana avrebbe preso più rossi lui che Guccini all’osteria.

Ritornarono mogi sul pullman, riportandosi indietro lo champagne; ma non tutto. Qualcuno disse, infatti, sorridendo con gli occhi, di aver udito un rumore di bottiglie fracassate provenire dallo spogliatoio “ospiti” del Comunale.

11/05/1975 i giocatori della Fiorentina festeggiano dopo una rete (Foto TORRINI)

 

Il mattino seguente, a scuola, una mano ispirata cominciò a scrivere sulla lavagna: “L’Arno mormorava calmo e placido al passaggio / dei primi gobbi l’undici di maggio”.

Non ricordo che la maestra fosse persona particolarmente interessata al calcio. Ma quel giorno la lavagna non la usò.

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