QUANDO  GALDIOLO  SI  LEVO’  LA  MAGLIA

di: Alessandro Giannetti

 

Pioveva, quel giorno, tutta l’acqua del cielo sull’Olimpico di Roma, all’epoca ancora completamente scoperto in ogni settore, persino – plastica rappresentazione di estrema democrazia sportiva – nella Tribuna d’Onore.

Era il 4 maggio del 1975, terz’ultima di campionato, ed io, sotto quel diluvio, inzuppavo felice i miei quasi undici anni in trasferta, accanto a mio babbo e ad un caro amico di famiglia. Ci ero rimasto un po’ male quando, fuori dallo stadio, un signore laziale aveva educatamente consigliato a mio babbo di “nascondere sotto il giubbotto la sciarpa viola del bambino”. Specchio dei tempi che stavano cambiando (è del 1979 il razzo che uccise Paparelli sugli spalti prima di un derby romano), ma pazienza: dentro lo stadio tiro fuori di nuovo la sciarpa e “viola alé!”

Di fronte alla grande Lazio di Pulici, Wilson, Re Cecconi, D’Amico e “Giorgione” Chinaglia – per la prima volta Campione d’Italia nella stagione precedente – la Fiorentina di Rocco (Nereo) si schierava baldanzosa con Superchi, Galdiolo, Beatrice; Guerini, Pellegrini, Della Martira; Caso, Merlo, Casarsa, Antognoni, Desolati.

Maglia di Giancarlo GALDIOLO (Museo Fiorentina – dono famiglia Galdiolo)

 

Era stato un campionato deludente per entrambe: solo quarta la Lazio alla fine, appena ottava la Fiorentina, che con l’arrivo in panchina del Paron era partita con grandi aspettative. Poi però a giugno i gigliati, dopo l’addio di Rocco a fine campionato e con la guida del grande cuore viola di Mario Mazzoni, vinceranno la Coppa Italia proprio in quello stesso stadio di Roma, battendo in finale il Milan ai tempi supplementari (3-2). Ma questa è un’altra storia. 

Maglia di Giancarlo GALDIOLO (Museo Fiorentina – dono famiglia Galdiolo)

 

La storia, invece, di quel Lazio-Fiorentina del ’75 sarebbe stata alquanto anonima e insignificante (un pareggio a reti bianche tutto sommato giusto per quello che si era visto in campo), se non fosse accaduto quel che accadde dal novantesimo minuto in poi.

Fu il mitico arbitro Lops di Torino (la sezione arbitrale di Torino, del resto, ha una sua ben consolidata tradizione…), esordiente in serie A, a dare il via agli eventi, decretando il rigore più inverosimile ed assurdo di sempre e rendendo di lì in poi il proprio cognome onomatopeico degli errori più clamorosi ed evidenti.

Guerin Sportivo n° 19 -1975 (Archivio Museo Fiorentina)

 

Sotto la pioggia battente, mentre Superchi si apprestava al classico rinvio alto in attesa del fischio finale, Wilson scivolò in una pozza e cadde a terra…, rigore! Dopo un primo momento di comprensibile smarrimento (“Ma ha fischiato la fine?” “Io ho sentito un fischio solo…”), le proteste furono veementi e assunsero toni epici quando alcuni giocatori viola decisero di abbandonare il terreno di gioco per rientrare anzitempo negli spogliatoi.

E qui entra in scena il vero eroe della giornata, un gigante biondo dal gentile aspetto, Giancarlo Galdiolo detto “Badile”, nato a Villafranca Padovana il 4 novembre (il diluvio e Firenze nel destino) del 1948, difensore arcigno e risoluto, che quando rinviava, rinviava davvero: una volta al Comunale di Firenze mandò il pallone oltre il tetto della Tribuna Coperta e qualcuno giurò persino di aver sentito un frangersi di vetri al di là del Viale Fanti (ma quest’ultimo particolare, forse, è solo leggenda).

Ora eccolo lì, Badile, nell’acqua e nel vento, che per protesta si leva la maglia e a torso nudo fa il giro del campo, icona per sempre di una protesta estrema contro un’estrema ingiustizia. L’arbitro lo espelle – da lungi, per prudenza – e lui manco se ne accorge; tanto che dopo il rigore di Chinaglia – respinto da Superchi, ma ribattuto in rete dal centravanti laziale – si rimette la maglia e rientra in campo come se niente fosse.

Fa in tempo anche a toccare il pallone, prima del triplice fischio. Lops, in confusione totale, non si avvede di nulla. L’errore tecnico è evidente, ma la partita – ça va sans dire – non verrà ripetuta.

La Gazzetta dello Sport, 05/05/1975 (Archivio Museo Fiorentina)

 

Giancarlo Galdiolo, dieci anni in viola, oltre duecento presenze e tre reti, di cui due decisive nella stagione – 1977/78 – della salvezza all’ultima giornata, oggi non c’è più: se n’è andato, da tifoso viola, l’8 settembre del 2018, dopo lunga e sofferta malattia.

Ma a noi piace pensarlo ancora come quel giorno, fare il giro del campo sotto il diluvio di Roma, il petto nudo, la faccia al vento ed in gola chissà quali pensieri o parole.

Vai Badile, contro l’ingiustizia.

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