“Ritratti Viola”
Giovanni Galli
di: Fabio Incatasciato
Giovanni Galli compie oggi 63 anni. 323 presenze totali nella Fiorentina, di cui 259 in seria A; uno di quelli da considerare sempre “Il Portiere”: per quello che ha vissuto, per le grandi Fiorentine di cui ha fatto parte, per quello che avrebbe potuto vincere e che poi ha vinto, come spesso capitato ad altri, con un’altra maglia.
Cartolina Giovanni GALLI, stagione 1978-79, Museo Fiorentina (Collezione Cecchi)
Colpisce ancora oggi, ripensandoci, che fosse tanto forte, da subito, ad appena diciannove anni; può infatti un ragazzo non ancora vent’enne, ancora agli esordi, tutto da formare, salvare quasi da solo la storia e la faccia di una grande squadra come la Fiorentina? E’ stato possibile? Sì, è stato possibile. Perché quando Giovanni divenne titolare della Fiorentina (al Comunale di Bologna, oggi Stadio Dall’Ara, il 27 novembre del 1977, dopo aver esordito, subentrando, in casa della Juventus il 23 ottobre 1977) la squadra viola era ultima in classifica e subiva sventagliate di gol ogni domenica. Il giovane ossuto e lungagnone portierone di origini pisane, prese in mano la porta della Fiorentina e da lì, per nove anni, fu il baluardo assoluto a difesa di tutti noi; e proprio in quel primo campionato risultò decisivo ogni domenica: con Antognoni spesso fuori uso per la tarsalgia, con una difesa a pezzi, in una squadra terrorizzata dalla B, tirò fuori prestazioni memorabili, salvando la Fiorentina tutte le volte che sembrava affondare definitivamente. Fu così che la Società viola si ritrovò in casa, direttamente dalla Primavera, colui che nel giro di un anno era già diventato, per la stampa italiana, l’erede di Zoff.
Maglia di Giovanni GALLI, stagione 1978-79, Museo Fiorentina (Collezione Bini)
Galli crebbe comunque molto nella due successive Fiorentine di Carosi: molto alto per l’epoca, dotato di coraggio, con un grande senso della posizione, aveva anche, nonostante le lunghe leve, una straordinaria reattività che gli faceva compiere, in ogni match, sempre un paio di miracoli, sia sulle conclusioni basse, che in quelle a mezz’altezza; era a tutti gli effetti insomma, all’alba degli anni Ottanta, un mix che metteva assieme le caratteristiche della grande scuola dei portieri italiani e fiorentini con le nuove qualità richieste a un portiere moderno.
Maglia di Giovanni GALLI, stagione 1978-79, Museo Fiorentina (Collezione Bini)
Quando giunsero le nuove ambizioni dei Pontello, la Fiorentina aveva due grandi giocatori inamovibili e già di livello internazionale: uno confermatissimo da anni, Antognoni, e l’altro potenzialmente straordinario, appunto Giovanni Galli.
Da lì in poi le gioie e i dolori dell’esperienza dell’ultima grande famiglia fiorentina alla guida dei viola, sono un tutt’uno con in grandi campionati di Galli, sempre al centro di difese, tra il 1980 e il 1986, fortissime e nelle prime posizioni per il basso numero di gol subiti, con grandi protagonisti al fianco (Passarella, Vierchowod, Galbiati, Contratto) e dal 1981 sempre in corsa o per vincere il campionato o comunque per conquistare un posto in Europa.
Maglia di Giovanni GALLI, Campionato del Mondo FIFA Espana 1982, Museo Fiorentina (Collezione Bini)
Nella stagione 1981-82 quando lo scudetto sfugge alla Fiorentina solo all’ultima giornata, con episodi arbitrali controversi, Giovanni diventa Campione del Mondo in Spagna con la Nazionale insieme ad altri quattro giocatori viola: Antognoni, Graziani,Vierchowod e Massaro.
Maglia di Giovanni GALLI, Campionato del Mondo FIFA Espana 1982, Museo Fiorentina (Collezione Bini)
Ma una caratteristica fa di Galli un protagonista probabilmente irripetibile: il fatto che per fargli gol a Firenze ci volesse una prodezza o qualcosa di simile, perché tra i pali sotto la Fiesole o quelli della Ferrovia, era quasi impossibile bucarlo: un numero è emblematico: dal 1980 gioca titolare al Comunale praticamente sempre (salta due match solo nel 1985-86) per un totale di 88 gare, subendo gol solo 51 volte: con alcune strisce di partite incredibili: nessun gol subito in tutto il girone di ritorno 1981-82 e solo due subiti in tutto il campionato 1985-86. Proprio alla fine di quest’ultimo anno, al massimo della sue capacità, la scelta di andare alla Corte di Berlusconi in rossonero fu il segnale della fine delle grandi ambizioni che avevano contraddistinto i Pontello.
Attendevano Giovanni, lontano da Firenze, grandissime soddisfazioni, ma anche alcune delusioni sportive: l’essere protagonista del ciclo milanista più esaltante di sempre da una parte, ma anche il perdere la Nazionale in modo repentino in un mondiale (1986) disastroso per la nazionale e con un assurdo dualismo col romanista Tancredi (a lui molto inferiore) creato scioccamente dall’ultimo Bearzot. E comunque ci piace pensare che tutti quegli straordinari trofei, conquistati in squadre galattiche, non abbiano avuto mai, per lui, il sapore di una delle innumerevoli potenziali vittorie mancate per un soffio (per tanti fattori) nel suo stadio, con la Curva Fiesole che all’inizio della ripresa, quando prendeva posizione in porta, puntuale cantava il suo nome: “Giovanni Galli”.