ZONA CESARINI/ 4

11 Novembre 2006: UNA GIOIA DA PAZZI(NI)

di Niccolò Russo

 

Un semplice gioco di parole per raccontare un’impresa memorabile che va al di là del puro contesto sportivo.

Il raggiungimento di un traguardo importante (anche quello più impensabile) passa infatti, necessariamente, dal ricorso continuo ad un mix composto da grande competenza e fede pura; qualità appartenenti, in forma quasi esclusiva, a chi affronta la vita con un coraggio ai limiti dell’incoscienza.

Un esempio su tutti?

Il “fiorentino d’adozione” Cesare Prandelli.

Una nomina ad honorem che richiede il passaggio immediato dalle parole ai fatti.

Siamo nel cuore dell’estate 2006: le notti magiche azzurre si alternano con i giorni tormentati di chi dipinge i propri orizzonti di viola.

Fiorentina 2006-07 (Foto TORRINI)

 

Da una parte il Mondiale tedesco, dall’altra la “Calciopoli” italiana.

Il lato sublime per eccellenza e quello più crudele della stessa medaglia: un’autentica ed insopportabile schizofrenia per chi rincorre i propri sogni dietro ad un pallone.

Tra questi, per l’appunto, Prandelli: l’allenatore di una Fiorentina tra le più belle di sempre.

Una squadra che, in soli dodici mesi, ha salutato la tormentata zona retrocessione per esplorare i quartieri più nobili della serie A.

L’apoteosi del viaggio?

L’ultima gara del campionato 2005/2006 in quel di Verona: 2-0 gigliato ai danni del Chievo, 74 punti in cascina ed uno splendido quarto posto finale che vale la qualificazione ai preliminari di Champions League.

Questo, almeno, è ciò che racconta il campo.

Dalle aule di tribunale, invece, giungono spifferi nuovamente gelidi e tenebrosi sul nostro futuro.

Stavolta, però, non è messa in discussione la solidità finanziaria del club, bensì il suo modus operandi nell’ambito dell’ipotetica “Cupola calcistica” disegnata dai giudici di Napoli.

Un caos indescrivibile di telefonate ed incontri segreti volti, secondo l’accusa, a stabilire in anticipo gli esiti delle partite e dei piazzamenti finali per quanto concerne la stagione 2004-2005.

Uno scenario, però, che fa letteralmente a cazzotti con la storia viola e tutti gli episodi arbitrali che l’hanno vista penalizzata nel suddetto contesto oltre ogni limite umano.

Fatto sta che non c’è molto tempo per stabilire con esattezza quanto siano reali quelle telefonate scottanti: la giustizia sportiva, infatti, segue una strada molto più veloce rispetto al procedimento penale; in caso contrario, sarebbe impossibile garantire il regolare svolgimento dei campionati.

E qui veniamo alla mazzata finale che coinvolge, ahinoi, la Fiorentina: esclusione dalla Champions League appena guadagnata sul rettangolo di gioco, 19 punti di penalizzazione da scontare nella serie A 2006-2007 e campo squalificato per ben tre turni (come se lo stadio Franchi avesse delle colpe…).

Una sentenza che, paradossalmente, suona quasi come un sospiro di sollievo per la città, a fronte dell’iniziale retrocessione a tavolino prospettata dai giudici della Federcalcio!

Una prospettiva, comunque, terrificante per una tifoseria condannata dalla nascita a non trovare mai pace: sarà forse per questo che i cuori gigliati non hanno mai smesso di battere neanche per un secondo, nonostante tutto.

Una forza ed un coraggio figli anche della nobiltà morale del nostro Mister: “Io resto a Firenze…chi non se la sente, se ne vada pure”.

Queste, più o meno, sono le parole pronunciate dal condottiero di Orzinuovi durante il confusionario ritiro estivo di Folgaria.

Un forte richiamo alle proprie responsabilità che coinvolge tutti i giocatori della rosa: dai pilastri del gruppo ai nuovi arrivati.

Se da una parte, dunque, restano Toni, Frey, Jorgensen e Ujfalusi, dall’altra arrivano a supporto elementi essenziali come Mutu, Liverani, Santana e Blasi.

Uomini chiamati a realizzare la vera Mission impossible della loro carriera: salvare ad ogni costo la nostra pericolante barca.

La partenza, diciamolo subito, è a dir poco agghiacciante: sono ben tre, infatti, le sconfitte registrate nelle prime quattro gare di campionato.

Toccare il fondo non è mai stato così reale.

Il patto di sangue (viola) tra la squadra ed il popolo fiorentino, tuttavia, si dimostra ancora una volta più forte di qualsiasi avversità.

La truppa di Prandelli acquista, di colpo, coraggio e sferra idealmente un potente cazzotto allo stomaco degli scettici e dei rassegnati.

L’Oktoberfest, in questo caso, non è il festival della birra, ma un galà a luminose tinte gigliate: il poker di successi consecutivi realizzato contro Catania, Empoli, Reggina e Torino ci proietta con velocità sorprendente a quota – 4 in classifica.

Ma non è finita qui.

Il 27 Ottobre 2006 si gioca l’ultima partita dello scandalo Calciopoli presso la Camera di Conciliazione e Arbitrato del CONI.

Gli avvocati del club viola riprendono in mano le carte del processo e smontano i capi d’accusa pezzo dopo pezzo.

Un compito, se ci pensate bene, neanche troppo difficile, visto il travaglio vissuto da Firenze nella famigerata stagione 2004-2005…altro che favori arbitrali!

Mentre la città chiede giustizia, il CONI risponde con uno “sconto” ai limiti dell’assurdo: 4 punti di penalizzazione in meno e annullamento della squalifica del campo.

La reazione della tifoseria non si fa attendere: lo striscione “Tar-Tas-siamoli!” esposto in Curva Fiesole durante il match contro il Palermo riassume al meglio lo stato d’animo di chi si sente indiscutibilmente innocente.

Nel frattempo, la squadra cerca di cavalcare il nostro sentimento di rivalsa sportiva, ma deve inchinarsi alla classe dell’italobrasiliano Amauri a pochi istanti dal gong conclusivo.

Come se non bastasse, gli effetti collaterali del pesantissimo 2-3 rosanero si protraggono fino al termine della sfida successiva all’Olimpico di Roma: il 3-1 finale per i giallorossi inchioda, purtroppo, i viola ancora a quota zero.

Ormai non possiamo più aspettare: per scrollarsi di dosso lo spettro della retrocessione, serve un cambio di passo definitivo.

Sabato 11 Novembre 2006: allo stadio Artemio Franchi si gioca Fiorentina-Atalanta.

Un match mai banale, alla luce della grande rivalità presente tra le due tifoserie.

Un sentimento comune che trasforma le relative sfide sul campo in autentiche battaglie al cardiopalma.

La suddetta, tanto per cambiare, è compresa nel prezzo.

Basta attendere la metà del primo tempo per avere conferme in merito: gol atalantino di Giulio Migliaccio (primo centro in serie A per il mediano nerazzurro) ed ennesimo iceberg ingombrante da scansare col cuore in gola.

Guardarsi intorno in cerca di conforto diventa, all’improvviso, motivo di sopravvivenza.

D’altronde, non è affatto semplice coltivare un ottimismo da “remuntada” quando sei costretto a rinunciare ad un bomber da “Scarpa d’Oro” come Luca Toni.

In campo, al suo posto, ci sarebbe Pazzini: il promettente centravanti dell’Under 21 italiana cresciuto (guarda caso) in quel di Bergamo.

Giampaolo PAZZINI 

 

Giampaolo, in qualità di ex, conosce a memoria ogni singolo avversario: di conseguenza, potrebbe essere proprio lui ad indicarci la retta via e a risollevare la nostra sorte.

Ok, forse sto esagerando. In fondo, stiamo parlando di un ragazzo con poche partite da titolare sulle spalle: affidargli una responsabilità del genere potrebbe rallentare la sua definitiva maturazione.

Ciò nonostante, l’invidiabile incoscienza giovanile del “Pazzo” si fa largo tra le maglie nerazzurre con un impeto travolgente, impattando di testa un perfetto spiovente giunto dalla fascia destra…il portiere atalantino Calderoni respinge il pallone come può e serve, involontariamente, Mutu…botta secca del “Fenomeno” e parità ristabilita dopo neanche un paio di minuti dal fattaccio.

Adesso, però, dobbiamo gettare il cuore oltre l’ostacolo: rimandare l’appuntamento con la vittoria potrebbe risultarci fatale in ottica salvezza.

E qui torniamo ad una grande massima della vita: facile a dirsi, molto più difficile a farsi.

Anche perché la “Dea” Atalanta, oltre allo spirito battagliero della caccia, sembra incarnare stavolta anche quello imponderabile della fortuna.

Non si spiegherebbe, altrimenti, l’inutile assedio gigliato portato avanti durante l’intero secondo tempo: difatti, mentre il subentrato Reginaldo crea scompiglio lungo la linea laterale del parterre di tribuna, il povero Pazzini assiste incredulo alla dannata impenetrabilità della porta bergamasca.

Una prima occasione clamorosa…poi due…addirittura tre!

Niente da fare purtroppo.

I tifosi viola, ormai, sono rassegnati all’idea che non sarebbero sufficienti altri 120 minuti di gioco per segnare questo benedetto gol.

Ecco perché nessuno si scompone più di tanto di fronte al quarto tentativo disperato di Pazzini ad un passo dai titoli di coda…una volta servito a pochi centimetri dalla gloria, il giovane Giampaolo viene tradito dall’emozione e tira il pallone addosso al portiere…quest’ultimo, dunque, devia la traiettoria della sfera verso l’esterno…nonostante ciò, il generoso centravanti viola la rincorre, la ferma e carica il destro senza pensarci a dovere…la presenza di Calderoni e altri quattro difensori atalantini a protezione della loro porta suggerirebbe, infatti, ben altre soluzioni…solo un “Pazzo” potrebbe provarci lo stesso…appunto…rasoterra fulminante piazzato nell’angolino più nascosto…2-1 gigliato e muro bergamasco distrutto!

Pazzini osserva la scena, si tuffa nel prato e si lascia andare alle proprie emozioni.

Il Franchi, invece, esplode in un sonoro e sublime terremoto liberatorio.

Vorresti fosse già finita, ma non è ancora così: l’Atalanta si getta in avanti con la rabbia di chi è stato appena beffato e la spregiudicatezza di chi non ha più niente da perdere.

La Fiorentina, di contro, risponde con tutto l’entusiasmo e la lucidità di questo fantastico mondo viola: palla recuperata, azione di contropiede e 3-1 magistrale.

L’autore?

Il solito uomo (non più ragazzo) con la maglia numero 29!

Giampaolo PAZZINI

 

Ora che la classifica di serie A segna un rincuorante +3, Prandelli e i suoi guerrieri possono davvero spiccare il volo verso un finale di stagione al di là di ogni immaginazione: terzo posto virtuale in campionato (con 73 punti effettivi realizzati) e qualificazione strameritata alla successiva edizione della Coppa Uefa.

Un’Europa festeggiata dalla Fiesole con la bellissima maglietta celebrativa: “E adesso…provate a togliercela!”.

Una gioia da pazzi.

Anzi, da Pazzini.

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