ZONA CESARINI VIOLA – 6

15 Gennaio 2006

di Niccolò Russo

 

“Toni e furmini”: sulla serie A si abbatte il temporale viola!

Le saette, in questo caso, sono rappresentate dai gol del gigantesco bomber Luca: uno dei simboli del “Rinascimento Gigliato” versione 2005-2006.

Ma andiamo con ordine.

Dopo la salvezza-thriller conquistata nell’ultima, drammatica, gara di campionato contro il Brescia (29 Maggio 2005), la proprietà della Fiorentina decide di rivoluzionare la struttura del club con un progetto pluriennale volto alla conquista dei piani alti della classifica.

Per raggiungere questo obiettivo ambizioso, i fratelli Della Valle si affidano totalmente a due uomini in particolare.

In qualità di Direttore Sportivo, arriva a Firenze Pantaleo Corvino: un dirigente famoso in Italia per la conclamata capacità di scoprire giovani talenti, pagarli al giusto prezzo e rivenderli a cifre esorbitanti.

Non per niente, il Corvo vanta un’invidiabile bacheca di successi nell’ambito del settore giovanile.

Dunque, dopo una vita passata in Puglia (tra la sua Vernole, Casarano e Lecce), Pantaleo decide di approdare nella città del giglio per plasmare a suo modo il pianeta viola.

Come prima decisione, Corvino affida le chiavi della squadra a Cesare Prandelli.

Del tecnico di Orzinuovi, al di là di un passato contrassegnato da risultati e bel gioco (vedi alle voci: Lecce, Venezia, Verona e Parma), colpisce in particolar modo la sua recente scelta di mettere la propria famiglia davanti a tutto, compreso il calcio.

Per la grave malattia della moglie Manuela, Cesare ha avuto il coraggio di rinunciare (solo pochi mesi prima) ad una panchina prestigiosa come quella della Roma, pur di rimanere al suo fianco.

Un gesto nobile e raro per il mondo d’oggi; figuriamoci per uno sport oramai soffocato dal business e dalla totale irriconoscenza e anaffettività dei suoi protagonisti verso le maglie che rappresentano.

Per Firenze, quindi, è un autentico privilegio poter mettere nelle mani di Prandelli e del suo infaticabile team di lavoro la propria speranza di rinascita.

Tanto per iniziare, il nuovo duo gigliato opta per un profondo rinnovamento della squadra: si parte da un portiere ed un centravanti forti (Frey e Toni), per proseguire, poi, con alcuni elementi di qualità, esperienza ed affidabilità (Fiore, Jorgensen, Ujfalusi e Brocchi su tutti); infine, c’è la volontà di valorizzare i giovani talenti a disposizione (Gamberini, Pasqual, Pazzini e Bojinov).

Invece, per quanto concerne i tanti giocatori in esubero, la stoffa di Corvino risulta determinante nell’alleggerire le uscite di cassa del club.

Il risultato finale, insomma, è un “cocktail viola” a basso contenuto di costo e molto gustoso.

La Fiorentina dimostra sin da subito di avere le idee ben chiare in merito al ruolo da recitare in questa stagione: i dieci punti conquistati nelle prime 4 giornate di campionato, uniti ad un gioco già ben collaudato e ad un’invidiabile compattezza di gruppo, hanno un incredibile effetto terapeutico sulla tifoseria gigliata.

La mente, per forza di cose, corre al tempo del primo (mitico) Trapattoni, quando la formidabile partenza razzo dei viola ci fece sognare per diversi mesi la conquista del terzo tricolore.

Un desiderio nascosto nell’intimo più profondo di ogni buon fiorentino.

Un pensiero che i nostri guerrieri fomentano in maniera straordinaria nel periodo a cavallo tra la fine di Ottobre e la parte conclusiva di Novembre, infilando la bellezza di cinque vittorie consecutive!

La più strabiliante (nemmeno a farlo apposta) è proprio l’ultima della serie… 20 Novembre 2005: Fiorentina-Milan 3-1!

A quasi un anno di distanza dall’umiliante e tennistico 0-6 di San Siro, i viola si prendono una sontuosa e dolce rivincita sui vicecampioni d’Europa rossoneri con una prestazione storica subliminata dalla doppietta di Luca Toni e dall’opportunismo di Martin Jorgensen.

Già, Luca… si scrive Toni e si legge Batistuta.

Luca TONI

I 15 gol segnati in campionato in appena 12 presenze gigliate (senza contare poi le due reti estive in Coppa Italia) rappresentano un biglietto da visita formidabile per entrare nel gotha calcistico mondiale; a maggior ragione, dopo le 50 reti realizzate nel suo biennio palermitano e i 10 milioni di euro spesi dai fratelli Della Valle per aggiudicarsi le sue prestazioni.

Firenze sogna in grande e non ha alcuna intenzione di fermarsi, in particolar modo dopo aver inchiodato la Roma all’Olimpico su un prezioso 1-1.

La marcatura viola, tanto per cambiare, vede ancora la firma di Lucone, stavolta su rigore.

Toni e la Fiorentina 2005-2006: in senso metaforico, si potrebbe parlare di un pilota formidabile per una macchina quasi perfetta.

Il “quasi”, purtroppo, è d’obbligo: non solo per l’utopia della perfezione in sé, ma soprattutto per una componente a noi “quasi” sconosciuta.

Sto parlando della fortuna.

Un fattore che, in più di un’occasione, ci ha messo i bastoni tra le ruote, ribaltando di fatto i nostri sogni in cruda realtà.

4 Dicembre 2005: al Franchi si gioca il solito, febbricitante, “derby” contro la Juve.

Il trailer iniziale del match è sufficiente a raccontare l’andamento dell’intero film: mentre i viola sbattono sulla traversa con un colpo di testa ad opera di Toni, i bianconeri vanno in gol con Trezeguet.

Tutto questo dopo neanche dieci minuti di partita.

La Fiorentina non ci sta e reagisce con la “rabbia ceca” di Ujfalusi: la sua bomba dalla distanza, tuttavia, centra in pieno l’incrocio dei pali.

Al terzo tentativo, però, non ce n’è per nessuno: cross al bacio di Pasqual e stacco imperioso del subentrato Pazzini per il meritatissimo pareggio.

Per un attimo, si ha come l’impressione di aver aggirato la maledizione.

Un’illusione che scompare alla mezz’ora della ripresa: ottima azione gigliata conclusa da Toni con un destro a botta sicura…il pallone supera il portiere juventino Abbiati e, per un attimo, fa gridare al miracolo tutta Firenze…sulla traiettoria verso la gloria eterna, però, spunta dall’erba la protagonista che non ti aspetti: una stramaledetta zolla…deviazione ai limiti dell’impercettibile e sfera, ancora una volta, sul palo.

Il gol beffardo di Camoranesi a pochi giri di lancetta dal termine è la semplice, balorda, conseguenza di quanto sopra.

La Fiorentina e Toni escono, dunque, dal campo subissati dagli applausi ma col morale a pezzi: il nostro sogno scudetto, infatti, ritorna mestamente in cantina.

Ciò nonostante, il gruppo gigliato ha la possibilità concreta di rimettersi subito in marcia verso la conquista di un altro prestigioso traguardo: vale a dire l’accesso ai preliminari di Champions League.

L’occasione giusta arriva sei giorni dopo il tragico derby contro i bianconeri: a Firenze arriva il neopromosso Treviso.

Una gara molto abbordabile sulla carta, ma decisamente poco nel concreto.

Difatti, lo stesso Luca Toni si fa ipnotizzare nel primo tempo dal portiere veneto Zancopè, facendosi respingere un rigore da quest’ultimo.

Fortuna vuole che, nella ripresa, Stefano Fiore trovi lo spiraglio benedetto per spedire in rete il colpo di testa della vittoria gigliata.

Un successo importantissimo e reso ancora più prezioso dai 5 punti ottenuti nel successivo terzetto di partite contro Empoli, Palermo (unico incontro casalingo) e Reggina.

Tre gare che vedono, però, un pesante neo agli onori della cronaca: ossia il digiuno persistente di Toni in zona gol.

Inutile sottolineare quanto la situazione debba necessariamente sbloccarsi al più presto, a costo di utilizzare qualsiasi amuleto a disposizione.

Un esempio?

Il fattore “Renato Curi”.

Domenica 15 Gennaio 2006: il calendario propone Fiorentina-Chievo.

Un match che chiude il girone di andata e che, ad onor del vero, andrebbe giocato all’Artemio Franchi.

Peccato, però, che la Giustizia Sportiva abbia deciso altrimenti: colpa dei disordini avvenuti nel corso dell’ultimo Fiorentina-Juventus di Coppa Italia e dei danni causati da alcuni tifosi gigliati nel settore ospiti dello stadio di Empoli.

E allora tutti a Perugia: la terra promessa nella quale è stato costruito il sogno Coppa Uefa nella stagione 1989-1990 (causa ristrutturazione pre-Italia 1990 del nostro impianto di Viale Fanti).

Dal Werder Brema al Chievo Verona.

Da Roby Baggio a Toni.

Da Dunga a Brocchi.

In fondo, cosa vuoi che cambi?

15.000 fiorentini si mettono, dunque, in viaggio in direzione Umbria con una valigia piena zeppa di sogni viola formato Champions League.

Dall’altra parte, però, c’è un Chievo ormai super collaudato e che non ne vuole proprio sapere di recitare il ruolo dello sparring partner.

Per sfondare il muro gialloblu, Cesare Prandelli ricorre subito alla fantasia del trequartista cileno Luis Jimenez, appena prelevato dalla Ternana. L’approccio del fantasista sudamericano risulta propositivo sin da subito… scambio veloce con l’infaticabile Jorgensen… il danese butta l’occhio in mezzo all’area di rigore clivense e calibra un perfetto assist dal fondo…Toni vede, ringrazia e provvede: rasoterra impeccabile di sinistro e addio digiuno…1-0 per noi e diciassettesimo sigillo in campionato per “Lucone”.

Tutto questo a poco più di 10 minuti dall’intervallo.

Sembra fatta, ma è solo un’illusione.

Il tecnico ospite Bepi Pillon approfitta dell’intervallo per chiarire le idee al proprio gruppo e mischiare un po’ le carte: il risultato è una squadra completamente rivitalizzata e pronta a combattere su ogni singolo pallone giocabile.

I suoi cambi, poi, risultano a dir poco impeccabili: mentre il brasiliano Luciano mette sotto pressione la fascia sinistra gigliata a suon di affondi veloci lungo la linea laterale del campo, Andrea Zanchetta si imbuca alla festa del Curi presentandosi all’ingresso con un regalo poco gradito.

Difatti, il fantasista gialloblu subentra a metà ripresa al posto di Giunti e prende subito in carico la punizione guadagnata dai propri compagni al limite dell’area di rigore viola… a difesa della porta gigliata, tra l’altro, non c’è più l’insuperabile Frey, infortunatosi seriamente a Torino durante la sfida degli ottavi di Coppa Italia contro la Juve… Zanchetta, allora, mira l’angolo sinistro del nostro portiere argentino Cejas e lo trafigge con un calcio piazzato dal sapore beffardo: 1-1 al 70° e tutto, maledettamente, da rifare.

Prandelli incassa il colpo e reagisce come può, aumentando il peso dell’attacco gigliato con l’innesto del giovane Pazzini.

Tuttavia, il vantaggio psicologico acquisito dal Chievo sembra aver fornito la definitiva marcia in più alla formazione veneta.

Di conseguenza è proprio l’orologio a diventare, di minuto in minuto, il principale nemico dei cuori viola.

Ad un certo punto, la domanda sorge quasi spontanea tra noi tifosi: che sia arrivato il momento di accontentarsi?

Un pensiero talmente diffuso da arrivare all’orecchio del poco convinto Toni in piena “Zona Cesarini”.

Il fuoco sacro del bomber modenese, allora, brucia le certezze della retroguardia avversaria e indica all’infaticabile Pasqual il sentiero della gloria… in tutta risposta, Manuel telecomanda un perfetto cross dalla fascia sinistra ad altezza cielo per sovrastare i mussi volanti… Luca prende nota, monta sopra l’ascensore e pilota la sfera di testa laddove nessun sogno è davvero proibito, neppure la Champions League… Fiorentina-Chievo 2-1!

Toni osserva con gioia l’estasi dei tanti fiorentini al seguito e, come da prassi, ripropone loro la mano ruotata attorno all’orecchio destro come a dire: “Avete capito?”

No Luca, non ci abbiamo capito niente, ma è proprio questo il bello di essere viola.

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