ZONA CESARINI VIOLA – 7

12 marzo 2004

di Niccolò Russo

L’ultimo treno per la A.

Una frase che assomiglia (perlomeno vagamente) al titolo di un thriller avvincente: uno di quelli capaci di inchiodarti sul divano, facendoti sobbalzare per lunghi tratti in segno di empatia col protagonista buono della pellicola.

Un viso che, in questo racconto, assume i lineamenti del ‘baffo più viola del Mondo’.

Emiliano Mondonico, per l’appunto, non è mai stato un semplice allenatore di calcio per chi ha Firenze nel cuore.

Difatti, pur essendo nato sulle sponde del fiume Adda (per la precisione in quel di Rivolta) e a dispetto di una massa che volge le proprie attenzioni verso club tanto vincenti quanto poco romantici, la sua scelta adolescenziale di tifare per la Fiorentina profuma felicemente di coraggio e vita.

Non è un caso, dunque, che Mondonico sia approdato sulla sua personalissima panchina dei sogni in uno dei momenti più delicati della nostra storia: quello del post-fallimento di Cecchi Gori.

Emiliano MONDONICO (Foto GERMOGLI)

 

Stagione 2003-2004: causa ripescaggio, i viola si ritrovano a disputare il campionato di serie B più pazzo di sempre, con 24 squadre  in gioco, ben cinque promozioni dirette ed uno spareggio aggiuntivo in palio per il magico pianeta A.

Un’opportunità ghiotta, o se preferite unica, per tornare a ricoprire il prestigioso ruolo che ci compete.

Un obiettivo ambizioso e, ahinoi, molto complesso da raggiungere.

Ne sa qualcosa il buon Alberto Cavasin: la nostra formidabile guida tecnica nell’inferno della C2.

L’improvviso passaggio formale tra i cadetti ed una doppia campagna acquisti svolta in fretta e furia determinano, a metà stagione, una situazione non in linea con le attese della tifoseria e gli sforzi economici della proprietà dei fratelli Della Valle: cose che capitano spesso nel caotico mondo pallonaro, ossessionato dalla logica del risultato ad ogni costo.

“Mors tua, vita mea” dunque.

Dalle lacrime commoventi del “nuovo tifoso viola” Cavasin al sorriso irrefrenabile di Mondonico, in qualità di tesserato storico del mitico 7Bello (uno dei primi club nati in Curva Fiesole)!

Un “allenatore pane e salame” per una scalata ai limiti dell’impossibile: a Febbraio 2004, infatti, la Fiorentina naviga in una posizione di classifica più vicina alla lotta per non retrocedere che alle zone di vertice.

L’inizio avventura recita due partite tra le mura amiche e quattro punti conquistati tra Vicenza (1-1) ed Albinoleffe (2-1): risultati che lasciano ben sperare in vista della delicata trasferta di Piacenza.

Peccato che la tipica odissea della serie B si riversi pesantemente anche fuori dal terreno di gioco…un maledetto ed inaspettato ritardo ferroviario comporta l’approdo della squadra in Emilia a tarda notte; le conseguenze di ciò sono inevitabili: stanchezza fisica e mentale, prestazione deludente ed una sconfitta finale per 2-0 pesante come un macigno.

Uno schiaffo morale insomma; l’ennesimo di questo cammino tormentato.

A differenza delle puntate precedenti però, gli ultras viola decidono di optare per la linea dura: sciopero del tifo fino a data da destinarsi!

Un’iniziativa rabbiosa, certo, ma anche una disperata richiesta d’aiuto nei confronti di una squadra ancora priva di una forte identità.

Ed è proprio qui che entra in campo il ‘Mago Emiliano’: non più un semplice allenatore, bensì un autentico portatore di luce in un universo privo di stelle.

Il successivo turno casalingo infrasettimanale contro la Salernitana vede un piccolo segnale di ripresa: sigillo rabbioso di bomber Christian Rigano’ e 3 punti sudati nel silenzio assordante del Franchi.

Passano pochi giorni ed i gigliati impattano nuovamente a Treviso per uno 0-0 che, agli occhi dei più, suona come l’ennesima resa anticipata.

Basti pensare alla provocazione post-gara dell’allenatore trevigiano Adriano Buffoni: ‘Se la Fiorentina è da serie A, io sono Sant’Antonio!’.

Una dichiarazione che, di per sé, non sarebbe capace di suscitare alcuno scandalo, a fronte della piega presa dal calcio moderno.

Il paradosso di ciò, tuttavia, è insito nella fede calcistica viola dello stesso Buffoni!

Dunque, una pura “polemica fiorentina” tanto distruttiva quanto bonaria, nella speranza di essere smentiti a stretto giro di posta.

Venerdì 12 Marzo 2004: all’ Artemio Franchi si gioca un bollente Fiorentina-Palermo.

La formazione rosanero è ormai lanciatissima verso la vittoria del campionato cadetto, e non potrebbe essere altrimenti visto l’enorme potenziale della squadra siciliana.

Due nomi su tutti: il terzino sinistro Fabio Grosso ed il centravanti Luca Toni, entrambi futuri Campioni del Mondo.

Il gigantesco bomber emiliano, oltretutto, è appena entrato nel periodo d’oro della propria carriera: diventato ormai letteralmente immarcabile, é sufficiente offrirgli anche un solo pallone giocabile per tramutare un’azione in gol.

Musica per le orecchie di Eugenio Corini, regista-gioiello del team di Francesco Guidolin: pennellata in area gigliata a metà primo tempo e colpo di testa vincente dell’ariete palermitano.

Un colpo basso notevole per un gruppo già tramortito come il nostro.

La Curva Fiesole è stracolma di cuori viola, ma il silenzio regna come da protesta.

Non resta, dunque, che affidarsi a chi ha fatto della dignità la propria ragione di vita.

È passata da poco la mezz’ora di gioco: la Fiorentina guadagna una punizione defilata al limite dell’area avversaria…il punto di battuta suggerirebbe un’esecuzione ben ragionata…l’istinto e la rabbia feroce di Angelo Di Livio, però, prendono il sopravvento su tutto…il “soldatino gigliato”, quindi, sfida la barriera rosanero colpendo il pallone con tutta la forza che ha in corpo…Toni impatta nuovamente la sfera ma, stavolta, gonfia la porta amica: 1-1 e primo tempo in ghiacciaia.

La capolista incassa malvolentieri e si ripresenta sul rettangolo verde con un piglio molto più aggressivo.

Zauli, Corini, Grosso ed i gemelli Filippini: uno per tutti, tutti per Toni.

Il bomber rosanero é un autentico incubo per il reparto difensivo gigliato: fortuna vuole che Cejas, il nostro portiere argentino, sia in serata di grazia.

Tre match-ball palermitani e tre muri fiorentini.

Mondonico, allora, rimescola le carte e pesca dalla panchina l’acquisto più importante di Gennaio: l’attaccante greco Zisis Vryzas.

Questo, almeno, è ciò che racconta la teoria.

Nel concreto, infatti, l’ex centravanti del Perugia è ricordato soprattutto per una tripletta vincente siglata a Firenze con la maglia degli umbri.

In quell’occasione, però, si parlava ancora di serie A.

Qui, invece, siamo ad un passo dal perderla per chissà quanto.

Il 90° se n’è già andato, e con lui (forse) il grande sogno di rivincita.

Il nostro instancabile terzino destro Christian Maggio spedisce l’ultimo pallone giocabile in area siciliana…il portiere rosanero (ma dal cuore viola) Berti calcola male il tempo di uscita e smanaccia goffamente la sfera…Camorani si tuffa di testa e spedisce la palla verso la porta sguarnita…per un attimo sembra fatta…il difensore avversario Nastase, invece, corre disperatamente all’indietro e prova a deviare in corner la traiettoria…il pallone, però, si stampa in pieno sulla traversa e termina la propria corsa sul piede sinistro di Vryzas…il 2-1, come per magia, è viola!

Zisis VRYZAS

 

Un autentico terremoto sonoro esplode felicemente nello stadio e nell’intera città per la più inaspettata delle vittorie.

Adesso Mondonico e la sua amata Fiorentina possono iniziare a scalare davvero l’olimpo del calcio: tutto questo grazie all’intervento provvidenziale di una fantastica meteora greca.

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